APPUNTI DI STORIA DELL’ARTE
In questi giorni costretti stare a casa cercherò di allietarvi con la bellezza:
Le opere d’arte ed il loro contesto storico di illustri artisti
Oggi esaminiamo il periodo storico della transizione dal tardo barocco al rococò con l’opera d’arte dell’ artista:
Giovanni Battista Tiepolo
Tiepolo e’uno dei più’ importanti pittori veneziani del XVIII secolo, cresciuto artisticamente a Venezia nel periodo illuminista. Le sue opere sono esposte in molte ville e musei sparsi in Europa, anche a Firenze nella Galleria degli Uffizi. La sua produzione artistica coincide con il tornare di moda il gusto per il linguaggio classico, che sfocia a fine secolo, nel neoclassicismo. Artista dallo stile elegante tardo barocco/rococò, dall’immensa forza di definire la sua opera nello spazio, dal tratto molto rapido e libero da qualsiasi convenzione, tanto da essere soprannominato l’ultimo vero decoratore. Lo stile personale di Tiepolo è caratterizzato da pennellate molto libere, sciolte e frementi che riesce a far guizzare nella materia cromatica ricca e densa, il disegno nervoso, mosso da contorni secchi e dinamici, trattato con grande sicurezza.
Caratteristica della sua opera è la grande spettacolarità: i suoi dipinti sono sempre sorprendenti, le scene sembrano spontanee e naturali, coinvolgenti dal punto di vista emozionale.
Grande caratteristica del Tiepolo fu quella di studiare i grandi maestri del ‘500 come il Tintoretto e di Paolo Veronese, artisti ai quali tenderà sempre di più ad avvicinarsi. Nel Settecento erano prevalentemente i privati a commissionare le opere d’ arte, interessati soprattutto ad esaltare le origini e la fama della casata della quale facevano parte.
Tiepolo fu un vero e proprio maestro di questo tipo di iconografia celebrativa.
L’opera è una scena tratta dal poema di Torquato Tasso “Gerusalemme liberata“, pubblicato nel 1575, in cui vengono descritti gli scontri tra cristiani e musulmani alla fine della Prima Crociata, durante l’assedio di Gerusalemme.
Rinaldo è un famoso Paladino dell’epica medievale francese, protagonista di antiche leggende e storie d’armi, Armida, un’invenzione poetica di Torquato Tasso, è una bellissima Maga mussulmana che incarna la seduzione magica e peccaminosa che conduce all’abbandono della razionalità, un poco come la Maga Circe nell’Odissea. Armida s’innamora di Rinaldo che a sua volta dimentica la battaglia e l’assedio e va con l’amata sulla nave della Fortuna al di là delle Colonne d’Ercole fino alle isole Fortunate nel mezzo dell’Oceano, dove Rinaldo e Armida vivono in un castello immerso in un giardino di eterne delizie.
L’idillio fra i due amanti viene spezzato dall’arrivo di due crociati, che convincono Rinaldo a guardarsi riflesso in un lucido scudo (magico anche questo), dove vede riflesso se stesso in un’immagine molle, effeminata.
L’immagine della sua degradazione ed i rimproveri dei compagni lo risvegliano bruscamente dal sogno e l’eroe rinsavisce e lascia il giardino incantato.
Armida lo prega di restare, usa tutta la seduzione di cui è capace, ma resta sola e disperata sulla spiaggia dell’isola. Armida, assetata di vendetta, vorrebbe uccidere Rinaldo, ma l’amore è più forte e fugge tentando il suicidio.
Rinaldo non resta insensibile alla donna, la dissuade dall’usare violenza a sé stessa e si riconcilia con lei invitandola a farsi cristiana salvandola in senso assoluto.
Pathos e drammaticità, approdano in una dimensione astratta e surreale, dove i personaggi dialogano con la semplicità dei gesti e la sinuosità degli sguardi. Il tutto è uniformato dalla presenza della luce, chiara e brillante, pittura illusoria e delle atmosfere rarefatte, quasi surreali.
Le composizioni sono celebri anche per la raffinata cornice paesistica che esprime il sentimento, malinconico e patetico.