C’è una Torino che pochi conoscono, e che di per sé è affascinate e piena di sorprese, da scoprire.
Uno di questi luoghi è il cosiddetto “Quadrilatero”, ovvero la parte più antica della città che ricalca perfettamente l’impianto della città romana e dove oggi troviamo un dedalo di vie su cui si affacciano palazzi e chiese di epoche diverse.
Uno di questi edifici è Palazzo Falletti di Barolo, a cui sono legate due figure femminili: Elena Matilde Druent e Juliette Colbert.
La prima era la figlia del primo proprietario del Palazzo, Ottavio Provana di Druent, detto “Munsù Druent”, che, nel Seicento, rappresentava la terza famiglia nobile più importante di Torino. Fu lui a costruire l’edificio che possiamo ammirare oggi, su progetto di Gian Francesco Baroncelli, di cui rimane la scenografica scala delle forbici dell’androne dell’ingresso e alcuni appartamenti nel palazzo.
Elena Matilde, figlia unica, andò in sposa al marchese Gerolamo Gabriele Falletti di Barolo da cui ebbe 3 figli: la coppia si stabilì nella proprietà del marchese nelle splendide Langhe, fino a quando successe l’irreparabile. Infatti, il padre di Matilde rimase senza un soldo e, non potendo più pagare la dote, costrinse la figlia a separarsi dalla propria famiglia e la rinchiuse nel palazzo di Torino: la povera ragazza, triste e affranta per la lontananza dai figli decise un gesto suicida e a 26 anni si gettò dalla finestra della sua camera. Il padre morirà di pazzia e di dolore e il palazzo rimarrà senza padroni fino al 1727, quando passò in eredità a Ottavio Giuseppe, primogenito di Matilde e Gerolamo Gabriele: questi decise un rinnovo in chiave rococò degli spazi del piano nobile, affidando il progetto all’architetto Benedetto Alfieri.
E arriviamo così a raccontare degli ultimi proprietari del palazzo: il Marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo e la moglie Juliette Colbert. Lui fu sindaco della Città di Torino sotto il Regno di Carlo Alberto e lei era la discendente del ministro delle finanze del Re Sole: si conobbero alla corte di Napoleone Bonaparte a Parigi, dove lei era damigella di corte e lui paggio imperiale e nella città francese si sposarono il 18 agosto 1806. Già durante il loro soggiorno d’oltralpe si accostarono alle istituzioni sociali di beneficenza, e quando rientrarono a Torino dopo la caduta dell’impero napoleonico iniziarono una forte attività assistenziale verso i più deboli presenti nella città.
Sapevano circondarsi dell’élite culturale che Torino sapeva offrire in quel momento storico (Cesare Balbo, il conte Cavour, i nunzi pontifici e ambasciatori che provenivano da Francia, Austria, Inghilterra), ma avevano sempre un pensiero per chi stava al livello più basso della classe sociale. Il Marchese fondò a sue spese scuole, creò il Cimitero cittadino, mentre Juliette aveva a cuore la condizione femminile, soprattutto di quelle meno fortunate come le carcerate e le prostitute. A loro ridiede la possibilità di riscattarsi di fronte alla società, insegnando un mestiere, dandogli una dote al momento del matrimonio, tutto questo grazie anche all’appoggio del suo segretario/bibliotecario Silvio Pellico.
Passeggiando nelle sale che erano un tempo i suoi appartamenti si può riscoprire la raffinata cultura della marchesa, attraverso i disegni che realizzava, gli oggetti d’arredo e soprattutto l’eredità lasciata che persiste ancora oggi. Infatti, una delle sale è riservata al Consiglio dell’Opera Barolo, voluta da Juliette e Carlo per aiutare chi è in difficoltà, visto che durante il loro matrimonio non avevano avuto figli. L’Opera Barolo ha un regolamento, voluto dalla marchesa, nel quale ancora oggi crea un legame tra assistenza, educazione e cultura.