Giuseppe Cirio, aveva una piccola rivendita di pasta, pane e olio in un paesino poco distante da Asti. Probabilmente, il figlio Francesco, frequentando molto questi ambienti si ispirò al carisma del padre e di sicuro al suo lavoro!
Già nei primi anni dell’adolescenza si cominciarono a intravedere in Francesco i tratti salienti dell’imprenditore: iperattivismo, intraprendenza, capacità di intravedere il futuro e una buona propensione al rischio.
Se parliamo di pelati in latta viene naturale associarli all’azienda che porta il nome del suo fondatore: Cirio.
Cirio è stato uno dei pionieri dell’industria conserviera; nato a Nizza Monferrato si trasferisce a Torino da dove parte con il suo progetto imprenditoriale.
Francesco comincia a lavorare giovanissimo, prima come garzone e poi come commerciante di frutta e verdura presso il mercato di Porta Pila. Qui a fine orario acquistava la merce e poi col suo carretto la rivendeva in periferia.
Ad un certo punto della sua carriera, dove si fa fatica a reperire la materia prima, dove si fa fatica ad avere frutta e verdura di buona qualità, gli balena una domanda: “C’è un modo per conservare sempre freschi gli alimenti come piselli, pomodoro, carciofi anche fuori stagione?” Nel 1857 a soli 20 anni, fu il primo in tutta Itaia ad applicare il metodo inventato dal francese Appert (detto appunto APPERTIZZAZIONE).
Riuscì a sterilizzare i cibi cotti in contenitori chiusi ermeticamente e a conservare così la loro freschezza.
I primi ad essere messi in scatola furono i piselli, seguiti in breve tempo dal principe della cultura gastronomica mediterranea: il pomodoro, l’ortaggio più legato al nome dell’azienda.
Fu un vero e proprio successo tanto che aprì la prima fabbrica di conserve in scatola chiamata “Cirio- Società Generale Conserve e Alimentari”
Con l’Unità d’Italia iniziò ad aprire stabilimenti conservieri anche nel Mezzogiorno, cui il nome Cirio rimarrà indissolubilmente legato. Si impegnò personalmente nel recuperare produttivamente vaste aree agricole abbandonate, convertendole alla coltivazione di prodotti da destinare sia al mercato del fresco sia alle sue fabbriche.
Nel 1867 presentò i suoi primi prodotti a Parigi, alla Grande Esposizione Universale, dove ricevette prestigiosi riconoscimenti, da qui incominciò ad esportare in tutto il mondo, da Liverpool a Sidney.
A 63 anni, poco prima di morire, spostò la ditta da Torino a San Giovanni di Teducco, vicino a Napoli.
Fu così che l’azienda passò in mano a Pietro Signorini, allora socio della Società. Grazie a lui l’azienda pose solide radici nell’area partenopea, realizzò nuovi stabilimenti conservieri di pomodoro, frutta e altri vegetali.
Dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1916, Paolo, il fratello continuò la sua opera con lo stesso impegno riuscendo ad affermare in tutto il mondo i valori dell’agro-alimentare italiano.
Dalla metà degli anni 20 Cirio diventa il protagonista delle tavole degli italiani grazie al sapiente utilizzo della pubblicità, affermandosi così come uno dei marchi più noti del settore alimentare italiano. Il marchio diventa sinonimo di grande qualità dei prodotti, ma anche di grande quantità: dalle conserve vegetali a quelle di carne e di pesce, dalla pasta al caffè, dal latte alle marmellate e non solo!
Uno dei tour che eseguo qui a Torino è proprio al Mercato di Porta Palazzo, il mercato più grande all’aperto di tutto Europa, ed è proprio qui che racconto la storia della qualità del made in Italy proprio come quella di Cirio.