Avete mai sentito parlare delle Fedi Chianine?
In genere quando si parla di Chianina, si pensa alla razza chianina e quindi ad una buona bistecca…ma oggi vi voglio portare alla scoperta di un altro tipo di prodotto chianino, meno conosciuto, che non si mangia ma si indossa: la fede chianina.
Parlando della mia città, Arezzo, può essere considerata una delle più antiche città in Italia per quanto riguarda l’arte orafa. La lavorazione dei gioielli ha origine remote: risale ai tempi degli Etruschi, che primeggiavano in questa forma di artigianato e vantavano non pochi abili maestri orafi. Nel Medioevo l’arte orafa locale trova un suo momento di prosperità e si specializza nella realizzazione di oggetti religiosi. Una prosperità produttiva che continua anche nel Rinascimento e nei secoli successivi. Alla fine del ‘700, dopo il miracolo della Madonna del Conforto del 15 Febbraio 1796, aumentò la produzione orafa di anelli e monili con l’immagine della Vergine e in questa occasione gli artigiani crearono “i chianini”, anelli che mettevano d’accordo diverse fasce sociali. L’abitudine nata in Valdichiana di usarli come doni nuziali, da qui il nome fedi chianine, fece si che ci fosse una grande produzione che andò a interrompersi nel 1926 quando nacque la fabbrica aretina Gori e Zucchi (la Unoaerre)
 
Ma come erano fatte le fedi chianine?
Erano prive di incisioni di nomi e date, poiché essendo tramandate non potevano riferirsi a una persona o data precisa. Generalmente venivano tramandate da suocera a nuora, rappresentavano un dono prezioso da tenerne di conto e da utilizzare per occasioni importanti o feste, così da potersi conservare integre per la successione, venivano conservata come fossero delle reliquie. La fede chianina è luminosa e leggera, mediamente di tre o quattro grammi, montata a forma di fiore con all’interno un giro di otto pietre o vetri più il centrale, in oro ramato, quindi rossiccio e non giallo.
L’incastonatura delle pietre veniva fatta usando gemme di poco valore.
Venivano utilizzate perle a forma irregolare, meno costose rispetto alle rotonde ma tali di creare una bellezza unica data dal colore peculiare e dalla diversità della forma.
Nei primi anni del ‘900 nessuno voleva più quei vecchi gioielli scuri, opachi e un po’ rossicci così, pian piano, gli orafi cominciarono a fonderle ed oggi ne rimangono pochissimi esemplari, grazie ad alcune persone che considerandole come gioielli di tradizione familiare li hanno conservate. Pochissimi esemplari sono sopravvissuti alla dispersione degli ex voto e sono tuttora conservati presso la chiesa di S. Giuseppe a Lucignano, un altro borgo della provincia dove meriterebbe di organizzarci una visita guidata. Alcuni sono stati riprodotti: non vogliono essere un falso, ma semplicemente sono un rifacimento di quei capolavori.
Passeggiando per il centro di Arezzo vi posso portare a scoprirle in qualche negozio di antichità o se venite in occasione della Fiera dell’antiquariato possiamo provare a cercarle in qualche bancarella, si potrebbe proprio definirla una piccola “caccia al tesoro”.