Oggi vi vorrei raccontare cinque curiosità custodite all’interno del Giardino di Boboli di Firenze.
Lo avete mai visitato? Siete Pronti?
Sto parlando dell’immenso “Hortus Conclusus”, che abbraccia Palazzo Pitti, la storica dimora della casata Medicea, costruito nella seconda metà dell’500 da Cosimo I de’ Medici e la moglie Eleonora di Toledo.
Il giardino di oggi è il frutto degli innumerevoli cambiamenti voluti dai tanti proprietari che lo hanno a lungo frequentato, ma resta un esempio perfetto di giardino all’Italiana. Secondo la tradizione la monotonia cromatica di sempreverdi è un ossequio al parallelismo ideologico del mito cosimiano di una primavera politica eterna e immutabile, peraltro anticipata dal motto mediceo “sempre virens”.
In primis ad accogliervi ci sarà il celebre Nano Morgante, raffigurato seduto su una tartaruga ed intento ad indicare con il suo severo sguardo, come nel giardino si nascondano, sotto la trama decorativa, antichi simbolismi. La scultura allude anche all’emblema di Cosimo I: “Festina Lente”, rappresentato da una tartaruga con sopra le ali, velato richiamo al magistero alchemico, le ali stanno, infatti, a significare la rapidità mercuriale che si unisce alla materia fissa, la tartaruga, in un dinamico equilibrio degli opposti.
Poco più avanti vi è l’enigmatica Grotta Grande, realizzata nel XVI secolo dall’architetto Bernardo Buontalenti in pieno clima manierista. Luogo sacro per eccellenza la grotta veniva usata nell’antichità per le cerimonie iniziatiche, una sorta di regressus ad uterum da cui l’iniziato, attraverso una morte simbolica, riemergeva alla luce della verità. La grotta è suddivisa in tre ambienti: nel primo si celebra l’apoteosi della natura e delle metamorfosi, nel secondo, di forma quadrata chiaro richiamo i quattro elementi, vi è al centro la statua di Paride ed Elena, sottile allusione all’amore sensuale. Infine nella terza stanza, di forma ovale, chiara allusione all’uovo filosofico nel quali si compie la trasformazione, è ospitata la statua di Venere del Giambologna, simbolo dell’Amore Universale, agente primo dell’opus, ovvero potere vivificante della natura che presiede al dinamismo degli elementi.
Una volta raggiunto l’asse centrale del giardino i vostri occhi saranno immediatamente catturati dal grande Obelisco in granito rosso di Assuan, risalente all’epoca di Ramsete II. Fu portato a Roma e collocato nell’Iseo di Campo Marzio da Domiziano. Sarà poi il Cardinal Ferdinando de’ Medici ad acquistarlo e spostarlo nella sua villa sul Pincio, ma dal 1788 è qui grazie all’Illuminato Pietro Leopoldo. E’ oggi l’unico obelisco nel territorio toscano.
La peculiarità dei Giardini di Boboli è proprio la presenza di grotte e percorsi d’acqua, una vera e propria linfa vitale. L’arteria principale, indispensabile per l’irrigazione di tutto il parco, fu voluta dopo l’ampliamento del giardino, quando si resero conto che la Fontana del Nettuno non era più sufficiente. Essa parte dalla vetta della collina di Boboli, più precisamente sotto il Giardino e il Casino del Cavaliere, si tratta di un grande deposito d’acqua noto con il nome delle Trote, alimentato dalla vicina sorgente Ginevra. In più tra l’Anfiteatro e il Prato del Pegaso si trovano le due Ghiacciaie. Queste sono da considerare le antenate dei nostri frigoriferi, perché nei rigidi inverni vi veniva portato il ghiaccio che poi sarebbe servito tutto l’anno per la conservazione di cibi e bevande. Sono delle strutture in parte interrate e sormontate da cupole di piccole dimensioni, indispensabili per mantenere un clima interno piuttosto rigido.
Le curiosità custodite all’interno del Giardino di Boboli non finiscono certo qua, vi basterà contattarmi per organizzare una fantastica caccia agli aneddoti tra i verdi viali di questo immenso giardino fiorentino.