Folclore, tradizione, cultura regionale e cibo
Le splendide giornate autunnali che si stanno susseguendo, dove dalle Dolomiti alla Laguna Veneta il cielo si incendia di tramonti mozzafiato, richiamano alla mente l’estate di San Martino e le tradizioni ad essa legate.
Conosciamo tutti la parabola del principe e il povero dove Martino taglia con la spada metà del suo rosso mantello per darlo ad un bisognoso infreddolito trovato sul suo cammino. Forse rammentiamo un po’ meno che l’episodio accadde (a quanto pare) poco prima della metà di novembre e che quel giorno freddo e uggioso venne improvvisamente trafitto da un raggio di sole che squarciò il cielo buio e piovoso.
In Laguna resiste faticosamente il rituale di “bater sanmartin” (battere San Martino), che non significa prendere a botte il povero Santo ma si riferisce al battere di mestoli su pentole provocando un gran fracasso! Quand’ero piccola il giorno di San Martino -11 Novembre- si usciva travestiti di mantello e muniti di spada-giocattolo a seminare scompiglio fra calli e campielli. Armati anche solo di coperchi e cucchiai di legno si scorrazzava nella speranza che le massaie aprissero le finestre e lasciassero cadere qualche monetina o qualche caramella. In realtà capitava più spesso di ricevere aspri rimproveri e qualche secchiata d’acqua!
Una sorta di “dolcetto o scherzetto?” ante litteram, insomma!
C’è pure una filastrocca in Veneziano in più versioni: vi fornisco la meno goliardica e più adatta ai bambini!
San Martin xe ‘ndà in sofitta
a trovare ea so novissa
so novissa no ghe gera
San Martin xe ‘ndà par tera!
E col nostro sachetin
Viva viva San Martin
In terraferma e in campagna “far sanmartin” (fare san Martino) significa tutt’oggi traslocare e allude al fatto che in passato il giorno 11 Novembre scadevano i contratti di mezzadria. Intere famiglie di contadini dovevano perciò caricare i pochi averi su di un carro e lasciare la casa colonica dove avevano prestato servizio per mesi.
Questo è anche il periodo giusto per assaggiare il vino novello perciò un altro verso in rima che si sente spesso è: “A San Martin castagne e vin”. Le castagne in questione sono naturalmente le caldarroste e il vino è quello nuovo.
In ogni caso, Grazie al santo o alle fasi lunari, la prima decade di novembre ci regala quasi sempre giornate calde e soleggiate, come ricorda una vecchia poesia imparata al giardino di infanzia:
O sole di San Martino
Lo dai al poverino un po’ di fuocherello?
Quaggiù fa freddo assai:
la vita è dura, si spoglia la natura!
Se manchi tu son guai!
Non mancare di riscaldarci un poco
con un po’ del tuo fuoco:
o sole di san Martino
E non posso che chiudere questo post con una nota dolce dalle origini Buranelle: il San Martino di pasta frolla (fatto da me!!!!) decorato con ghiaccia reale e bon-bon! Riuscite a distinguere la sagoma del destriero e del cavaliere col suo mantello e la sua spada?