L’arte della fusione a Napoli
Se sei nel centro del golfo di Napoli e allunghi il collo mentre tendi lo sguardo, scorgi in lontananza, sul bellissimo lungomare Caracciolo, un alto piedistallo di quasi 10 metri, che regge una statua equestre bronzea, alta ben 5 metri, che ricorda “il Duca della Vittoria”.
La prorompente immagine dell’evento militare della guerra 1915-18, da parte del glorioso esercito italiano al comando di Armando Diaz, napoletano doc e appunto “duca della vittoria”, costituisce un segno di forte impatto tra storia e umanità, tra poesia e paesaggio mediterraneo.
Il progetto fu anticipato da un lungo dibattito tra le autorità locali per decidere il luogo dove collocare il monumento, tante furono le proposte, infine, la scelta ricadde sul lungomare, l’altezza notevole del basamento nasce, invece, dalla necessità di far vedere la statua equestre quale punto di riferimento anche dal mare, così come da volontà espressa della duchessa Diaz, scelta che incontrò anche il gradimento di Mussolini e rientrava nella linea, tradizionalmente seguita nelle città costiere, di arricchire il lungomare con opere di tipo encomiastico e celebrativo, tipiche del periodo fascista.
Nel 1933 fu pubblicato il bando di concorso, vince il progetto dell’architetto livornese Gino Cancellotti, il modellato della grande statua equestre è opera, invece, del viterbese Francesco Nagni mentre la fusione fu affidata alla Fonderia Chiurazzi, che si fece carico della sistemazione anche dei rivestimenti lapidei.
Spicca sull’alto basamento uno stemma littorio di casa Savoia che accompagna un’epigrafe si cui si legge: “Al maresciallo Armando Diaz Duca della Vittoria la Patria Riconoscente 1939. XIIII.E.F.”, mentre enormi e plastici bassorilievi, sui lati dell’immensa struttura lapidea, riportano i tratti salienti della Grande Guerra.
Per la maggior parte di coloro che ammirano un’opera d’arte, la realizzazione della scultura in bronzo, come la statua equestre del Diaz, per quanto radicata nella tradizione artistica e artigianale italiana, resta avvolta da un’aura di mistero per la scarsa conoscenza delle complesse tecniche di esecuzione oppure, a volte, viene banalizzata da troppo semplicistiche ipotesi, che non rendono giustizia alle articolate fasi di lavorazione necessarie per giungere al completamento dell’opera.
L’opera dell’artista/scultore, ovvero quella che si svolge nel proprio studio, termina con la modellatura del pezzo, in cera o in argilla, che è frutto della fantasia e dell’abilità manuale. Tutto quello che viene dopo, dalla realizzazione della forma a tassello al trasferimento dell’opera in bronzo o argento, appartiene invece a quel lungo processo di lavorazione che è proprio delle fonderie d’arte, un processo che merita attenzione e che ha portato alla creazione di opere d’arte come il Diaz di Nagni.
La Fonderia Chiurazzi, maestra dell’arte millenaria della fusione a cera persa, si è distinta nel mondo per la creazione di capolavori in bronzo sin dalla fine del XIX secolo. Nel 1870 Gennaro Chiurazzi (1840-1906) diede vita, presso l’Albergo dei Poveri a Napoli, ad un laboratorio di formazione artistica che ben presto divenne un punto di riferimento per i massimi artisti e cultori della scultura del Novecento.
Questo straordinario patrimonio storico-artistico costituito dall’abilità artigianale, tramandata di generazione in generazione, e dalla preziosissima ultracentenaria calcoteca, ha prodotto un unicum al mondo che consente di replicare i capolavori di tutti i tempi. Oltre 1500 calchi sono stati formati direttamente sugli originali, per la maggior parte esposti al Museo Archeologico di Napoli, ai Musei Vaticani, Capitolini e Borghese di Roma, a Palazzo Pitti e Uffizi di Firenze. Di grande rilievo è la collezione delle forme degli oggetti ritrovati a Pompei ed Ercolano. Grazie a questa singolarità Chiurazzi ha realizzato bronzi per collezionisti di grande prestigio, per Enti ed Istituzioni Culturali internazionali ed i maggiori poli museali, ultimo tra i quali il Getty Foundation a Malibù.
La Fonderia, in 150 anni di storia, ha realizzato in tutto il mondo monumenti in bronzo di grande valore, dalla Quadriga al Milite Ignoto a Roma a quella collocata sul teatro Politeama di Palermo, alla Madonna del Carmine dell’Avana a Cuba ai gruppi monumentali di Bahia in Brasile o quelli dell’Istituto Nazionale di Panama, dal monumento equestre al Generale Artigas a Montevideo e al Generale Armando Diaz a Napoli.
Tante e complesse le fasi di lavorazione necessarie per giungere alla creazione di un oggetto d’arte tramite la tecnica della fusione a cera persa…