«Insieme al latte quella polvere di marmo mi ebbe nutrito».
…così nacque una stella, nella storia dell’arte!
Sto parlando (chiaramente) di Michelangelo. Sì proprio lui, il Buonarroti.
Non analizzerò tutta la sua grande e lucente esistenza di artista e le sue famose opere, ma bensì parlerò di una solamente di cui abbiamo perso le tracce, il Fauno, che segnò il destino del giovane Michelangelo. Oggi possiamo vedere solo il calco del Fauno presso il museo “casa Buonarroti” a Firenze. L’opera, a mio parere, rappresenta il momento topico in cui parte la grande avventura del genio Michelangelo
È così che mi ha incuriosito il giovane Michelangelo e la sua iniziazione all’arte.
Ben tutti sappiamo che Michelangelo nasce nel XV secolo, periodo storico molto intenso, sia sul piano politico che delle arti. Firenze è la capitale della cultura, centro europeo della sperimentazione. Lettere e filosofia, con Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, riprendono la cattedra che a loro spetta. È il tempo dell’Umanesimo e del Rinascimento. È tempo dell’era moderna.
Si respira aria nuova, inizia la consapevolezza di un nuovo uomo in grado di interpretare il proprio destino e gli eventi derivanti: nasce l’“Homo Faber” ovvero, l’uomo artefice del proprio destino.
Ma torniamo al nostro Michelangelo ed al 1475 data della sua nascita nella campagna toscana, dove suo padre Ludovico Buonarroti, famiglia fiorentina discendente dei conti di Canossa, riveste il ruolo di Podestà del castello di Chiusi, la madre è Francesca Del Sera della quale sappiamo ben poco a parte la cronaca della sua precoce morte che lascia Michelangelo a soli 7 anni.
Dopo diverse vicissitudini famigliari e finanziarie, Ludovico Buonarroti (il padre), tornato nel frattempo a Firenze, lascia Michelangelo a “balia” da una famiglia di scalpellini a Settignano, vicino a Firenze, antico borgo collinare ancor oggi famoso per le cave di pietra serena e per questo frequentato dai maestri del rinascimento come Desiderio da Settignano. Il suo destino è segnato. L’avventura inizia.
Al Vasari, Michelangelo dirà di questo periodo: “……tirai dal latte della mia balia gli scalpelli e il mazzuolo con che io fo le figure”
Michelangelo cresce, il padre cerca di indirizzarlo alla grammatica, ma il suo genio innato lo indirizzava istintivamente già al disegno. Tutto il tempo libero lo consumava nel disegnare. Il padre cerca di contrastarlo in ogni modo, l’arte non era contemplata nella casa dei Buonarroti. Determinante per Michelangelo è stata l’amicizia con il giovane Granacci, artista apprendista che studiava pittura presso la bottega d’arte del Ghirlandaio. Non male direi.
Grazie all’amico Granacci che diventerà un grande artista del fine Rinascimento, anzi direi già Manierista, il giovane Michelangelo, il predestinato, approda alla bottega del Ghirlandaio. Aveva 14 anni.
Domenico del Ghirlandaio, il maestro, si accorge ben presto del genio, innaturale, istintivo e intrinseco del ragazzo “alunno di bottega”. Michelangelo arriverà addirittura a correggere persino una bozza del suo maestro in maniera sorprendente unica e nuova.
Un giorno Domenico del Ghirlandaio vedendo il ragazzo all’opera disse: “costui ne sa più di me” (come riporta il Vasari)
Dovete sapere che a quei tempi (pieno periodo del Rinascimento ed Umanesimo) in Firenze, capitale del rinnovamento culturale dell’Europa, vi era un famoso giardino presso l’area di San Marco, a nord della città di Firenze, tutt’oggi sede religiosa dei Domenicani.
Il giardino di cui parliamo era proprietà del grande Lorenzo il magnifico, massimo esponente democratico della famiglia Medici che governa Firenze durante la rivoluzione culturale del XV secolo. Costui è stato il mecenate della riscoperta della filosofia Platonica, della nascita dell’Umanesimo e del Rinascimento. A Firenze, voluta dal Magnifico, nasce l’Accademia Neoplatonica, con sede nella la bellissima villa Medicea di Careggi, nei pressi della città.
Il Magnifico oltre che mecenate è un puro istintivo talent scout che scopre e protegge i più grandi artisti della storia del Rinascimento. Il giardino è stato la prima Accademia d’arte d’Europa. A quei tempi il panorama artistico era pieno di pittori, più che altro, la scultura era arretrata al rispetto delle altre arti. Il Magnifico fece arrivare a Firenze, mettendo a disposizione il giardino di San Marco, una meravigliosa quantità di opere scultoree di età classica provenienti da Roma e dalla Grecia, che erano a disposizione degli studenti arrivati da ogni luogo. Michelangelo non poteva non esserci, ed eccolo, insieme al suo amico Granacci, a studiare nel giardino delle meraviglie, entrambi inviati dalla bottega del Ghirlandaio.
Il destino del predestinato Michelangelo si sta per compiere.
Il Magnifico, passeggiando giornalmente nel giardino tra i giovani artisti, nota subito il giovane Michelangelo e lo “tiene d’occhio”. Un giorno Michelangelo è intento a studiare e copiare, con mazzuolo e scalpello, una testa di “Fauno”, un classico tema a quell’epoca, che gli studenti adoperavano per esercitarsi nell’arte della scultura. Il Magnifico, visto la bellezza del volto che il giovane stava lavorando, disse: “tu dovresti pur sapere che i vecchi non hanno mai tutti i denti e sempre qualcuno ne manca loro” (Giorgio Vasari).
Appena passato il Magnifico, il giovanetto Michelangelo, rimasto attonito, subito rompe un dente e trapana la gengiva della bocca al suo fauno, quasi come se il dente fosse davvero caduto. Il Magnifico, di ritorno dalla passeggiata, si soffermò ancora presso la postazione di studio di Michelangelo e meravigliatosi della soluzione adottata per correggere il Fauno dal giovane, decise di chiedere al padre, Ludovico, di potere ospitare suo figlio nel suo palazzo di via larga a Firenze come parte della famiglia Medici per farlo studiare. Ludovico accetta, cosicché Michelangelo entra a far parte della corte medicea. Ecco, questo è il momento topico, l’entrata di Michelangelo nella storia dell’arte.