Sapete quanti chilometri di portici ci sono a Bologna?
Non si può immaginare Bologna senza portici.
Sbaglia chi li considera solo strutture architettoniche, i portici a Bologna sono uno stile di vita.
Una via di mezzo fra dentro e fuori, tra chiuso e aperto, sono da secoli segno distintivo della città e ingrediente imprescindibile della sua anima.
Ampi o angusti, in legno o in mattone, “minimal” o super-decorati, offrono riparo e intimità, accolgono risate e parole d’amore. Proteggono anche dalla pioggia e dal sole ed è per questo che Bologna la si può visitare in ogni stagione.
Ma qual è l’origine del portico bolognese?
Una delle ipotesi la fa risalire alla mancanza di lotti edificabili “dentro mura” a fronte di una sempre crescente richiesta di alloggi, anche da parte degli studenti che venivano a frequentare lo Studium, l’università più antica del mondo occidentale (ma di questo parleremo un’altra volta).
Certo il portico non è un’invenzione bolognese. Strutture simili esistevano già nell’antica Grecia e nella Roma imperiale, senza dimenticare il nartèce delle basiliche paleo-cristiane. Però a Bologna il portico assume una funzione diversa, quella di sostegno per uno spazio abitabile sopraelevato. E Bologna non è neanche l’unica città porticata del Medioevo però è quella che, come diremmo oggi, fa dei portici il suo brand.
Un contratto d’affitto del 1091, dove si menziona un “palazzo dotato di un loggiato”, è la prima fonte scritta della presenza di portici a Bologna.
E da allora non abbiamo più smesso di costruirne. Ce ne sono anche nelle Torri di Kenzo Tange a Fiera District!
Dopo averne regolamentato orientamento e dimensioni, il Governo di Bologna con gli Statuti del 1288 rende i portici obbligatori, laddove già esistano: “ordiniamo che tutti coloro … aventi case … senza portici in città e nei borghi suburbani in luoghi in cui è consueto che vi siano, sono obbligati a far costruire il portico se non c’è, ognuno nel proprio fronte strada”.
Vi saranno deroghe ed eccezioni, soprattutto a favore dei nobili per i quali l’assenza di portico diventa status symbol.
La conseguenza è che, metro alla mano, abbiamo ben 62 chilometri di portici a Bologna, compreso il Portico di San Luca (ma anche di questo parleremo un’altra volta). E ne abbiamo candidati alcuni tratti alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Una tale quantità di strade porticate non passa certo inosservata. E molti viaggiatori del passato ne parlarono, non sempre in modo favorevole.
Jean Baptiste Labat, per esempio, non li apprezza e aggiunge che ”piacciono forse ai mercanti perché questa falsa luce che filtra permette loro di nascondere i difetti delle mercanzie”.
A Goethe invece piacciono e anche a Dumas che li definisce “una specie di grande salotto cittadino”.
Il mio portico preferito non è uno dei più fotografati della città, come il vertiginoso portico di Casa Isolani o quello sfavillante del Palazzo della Banca d’Italia.
È quello, un po’ nascosto, di Casa Azzoguidi-Rubini in via S. Nicolò, risalente al Trecento. Conserva ancora le antiche stilate[1] in legno di quercia appoggiate su dadi di selenite[2] e, sorpresa, un piccolo rosone di terracotta che nasconde uno spioncino da dove si poteva controllare la strada senza essere visti. Strumento quanto mai utile in un’epoca in cui le lotte tra famiglie erano pane quotidiano!
E quale sarà il vostro portico preferito? Andiamo a scoprirlo insieme?
Note:
[1] Nelle costruzioni civili, serie di colonne o pilastri, di legno o di ferro, a sostegno di un’opera (ponte, cavalcavia e sim.). Anche, in edifici, elemento isolato di sostegno, alto e sottile. (Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/stilata).
[2] Una particolare varietà di gesso cristallino.