‘O sciuglimme ‘stu presepe? Lo smontiamo questo presepe? Ma che significa? Ve lo spiego.
Oggi voglio spiegarvi un modo di dire napoletano. Il presepe, come molti sanno, è stato inventato da San Francesco. Quello allestito a Greccio era però un presepe vivente. Quello che viene fatto comunemente nelle nostre case è nato a Napoli nei primi decenni del ‘700. I Napoletani hanno deciso di ambientare la nascita di Gesù a Napoli nel ‘700 semplicemente per farvi capire che Gesù nasce ovunque e che la magia della sua nascita si ripete sempre ogni anno e non è quindi legata a un luogo o un tempo preciso. Stando alla tradizione napoletana il presepe va fatto entro l’8 di dicembre. Il presepe è qualcosa di molto complesso con le sue regole ma spiegarvele tutte sarebbe complicato (venite a qualche tour e le imparerete!).
Alcune però possiamo sintetizzarle. Abbiamo già accennato al fatto che va completato entro l’Immacolata ma qual è la data di scadenza? Entro quando va tolto? Eh sì perché c’è anche una data di scadenza. Prima o poi lo dobbiamo smontare. Allora, stando al regolamento avete tempo fino al 2 febbraio, la Candelora, il giorno della presentazione di Gesù al Tempio.
Ma perché ci danno tutto questo tempo per toglierlo? Perché è come l’albero di Natale: tutti lo vogliono fare, ma nessuno lo vuole smontare!
Allora proprio perché abbiamo questa tendenza a tirarla per le lunghe è nato un modo di dire. Immaginiamo di essere tutti a cena insieme, a un certo punto siamo stanchi e vorremmo andare via ma nessuno ha il coraggio di farlo perché “pare brutto”, non sta bene. Si spera per un pò che qualcuno prenda l’iniziativa e alla fine quel qualcuno si palesa. In genere è un commensale più anziano, di quelli che non stanno lì a guardare l’etichetta e che se ne esce con la seguente affermazione: Guagliù ‘o sciuglimme ‘stu presepe? Cioè, lo smontiamo sto presepe?
Quindi quando una cosa si protrae per le lunghe i napoletani tendono a dire appunto: ‘O sciuglimme ‘stu presepe?