“Dovunque si volge lo sguardo, si scorgono sotto scorci strani o in cannocchiali sghembi scale, tabernacoli, chiese, obelischi barocchi. I tabernacoli risplendono anche nel fondo dei cortili delle case d’abitazione, tra i festoni della biancheria; è un popolo, come tutti sanno, che ha confidenza con il sacro.” G. Piovene
Quando si passeggia a Napoli per le vie del centro storico, i cornicelli portafortuna si alternano a busti di San Gennaro come le maschere di pulcinella si alternano ai teschi delle Anime del Purgatorio.
Siamo cattolici, sì, ma a modo nostro, un modo tutto pagano, retaggio di quelle radici greche che sopravvivono silenziose nell’inconscio collettivo. Tra le vie della Neapolis antica, religione e superstizione si intrecciano, fede e scaramanzia parlano una sola lingua che rispecchia una logica tutta napoletana. Nei vicoli erosi dal tempo e dall’umidità, le anziane signore che hanno in casa appese al muro le immagini della Madonna o di sant’Antonio, quando varcano la soglia salutano la Bella ‘Mbriana, uno spirito benevolo della tradizione popolare che veglia sulla casa e che se ci prende in simpatia ci garantisce la buona sorte per tutta la vita.
Al bar Nilo a Spaccanapoli, il proprietario del locale ha allestito un altare nel quale si espone una “reliquia” di Maradona, sì, avete capito bene, perchè qui a Napoli le reliquie non sono solo quelle dei santi come vorrebbe la tradizione cristiana; ma onde evitare di offendere qualcuno, la reliquia in questione, costituita da una ciocca di capelli del giocatore più amato nella storia della città, è attorniata da immagini sacre. Su tutte troneggia Papa Francesco, affiancato da non uno ma ben due busti del santo patrono, San Gennaro, seguito dalla Madonna di Pompei e da San Giuseppe Moscati, uno dei santi napoletani più recenti.
A vedere un altare del genere potreste restare perplessi o forse divertiti da quello che credete essere un paradosso; ma in realtà se torniamo per un attimo alla logica dei nostri progenitori greci, ecco che tutto ciò ha perfettamente senso: dove si rende onore a una divinità, anche minore, si onorano tutti gli altri dei affinchè nessuno resti escluso e tutti ci siano propizi. Gli antichi davano un senso più pragmatico, forse più ingenuo alla religiosità.
Questo pragmatismo permane a Napoli nel rapporto confidenziale col quale si parla ai santi. Entrate nella chiesa del Gesù Nuovo e forse avrete l’occasione di vedere qualche fedele che si avvicina alla statua di San Giuseppe Moscati, gli prende la mano e comincia a sussurrargli richieste di ciò che più gli sta a cuore, a esporgli i problemi che lo affliggono, il tutto nella maniera colloquiale con cui ci si rivolgerebbe a una persona cara, qualcuno al nostro livello, qualcuno con cui si ha confidenza, che ci ascolta benevolo. Perchè a Napoli i santi non sono esseri superiori, inarrivabili… sono gente come noi, da toccare, con le mani o con le parole.
A Madonna t’accumpagna dicono le mamme ai loro figli quando escono di casa per andare a scuola, al lavoro, o magari prima di un esame importante, questa è la formula con la quale poniamo ogni persona cara sotto la protezione di colei che i napoletani considerano la mamma di tutti. Ma la Madonna non è la sola a essere invocata quando si oltrepassa l’uscio di casa; ogni napoletano che si rispetti non trova irrazionale affiancare alle preghiere i gesti scaramantici, come i nostri antenati greci non trovavano fuori luogo riunire insieme divinità provenienti da diversi pantheon. Poichè come spiega Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti ma non esserlo porta male.” Come sempre a Napoli tutto si risolve attraverso i paradossi.
Ed ecco che allora serve il cornicello, quello che voi spesso confondete con un peperoncino rosso. Il cornicello napoletano è la versione in miniatura della cornucopia tanto cara al mondo pagano, un corno di bue che nel medioevo si tinge di rosso a simboleggiare la vittoria contro i nemici. I corni più potenti pare siano fatti di corallo, perchè secondo i romani, il corallo era un catalizzatore di energie positive che ci protegge dall’invidia altrui.
Se salite lungo la via dei presepi, San Gregorio Armeno, vi troverete di fronte la chiesa di San Paolo Maggiore, che si sorregge su due bellissime colonne corinzie, antiche vestigia del tempio dei Dioscuri. Passare dal tempio pagano alla chiesa cattolica a Napoli è un attimo.