“Dovunque si volge lo sguardo, si scorgono tabernacoli, chiese, obelischi barocchi. I tabernacoli risplendono anche nel fondo dei cortili delle case d’abitazione, tra i festoni della biancheria; è un popolo, come tutti sanno, che ha confidenza con il sacro.” G. Piovene
Il golfo di Napoli è avvolto da un azzurro di serenità. E’ difficile credere che qui, nel sottosuolo, ci sia della lava che ribolle. Alcuni scrittori immaginano un legame tra il vulcano e il sangue dei santi che qui si scioglie prodigiosamente. Sì, perchè a Napoli sono ben sette i santi le cui reliquie ematiche da solide ritornano liquide. Santa Patrizia ad esempio, scioglie il sangue ogni martedì, ben più spesso di San Gennaro; eppure è stato lui a venire eletto patrono principale della città. Questo perchè egli ha dimostrato di essere l’unico in grado di placare gli effluvi mortali del Vesuvio.
Dal momento della sua morte – avvenuta secondo la tradizione il 19 settembre del 305 d. C., durante le persecuzioni contro i cristiani attuate dall’imperatore Diocleziano fino alla successiva traslazione dei suoi resti e delle sue reliquie nelle catacombe di Napoli – fu considerato santo e la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi, a lui vennero attribuiti grandi prodigi tanto che la popolazione fin da subito cominciò a invocarlo contro terremoti, eruzioni e pestilenze.
Tuttavia il primo miracolo del sangue viene attestato da una fonte scritta solo il 13 agosto del 1389 mentre per la canonizzazione ufficiale che eleva Gennaro al rango di santo dovremo aspettare Papa Sisto V appena nel 1586.
Ma ben prima della canonizzazione da parte della chiesa, Gennaro, già sentito indiscutibilmente come santo, divenne così importante che la città stremata da pestilenze, carestie ed eruzioni, spesso alleviate dalle intercessioni di Gennaro, nel 1527 decide di stringere con lui un patto al quale avrebbero fatto da garanti le stesse famiglie nobili che oggi trovate nella Deputazione della Real Cappella di San Gennaro. Il patto consiste nella promessa di avere la protezione di San Gennaro contro carestie, pestilenze e soprattutto eruzioni del Vesuvio; in cambio noi ci saremmo adoperati a costruirgli una cappella con un tesoro senza pari. E il nostro santo ebbe ben presto l’occasione di fare la sua parte.
Infatti il 16 dicembre del 1631, a seguito di vari segnali che annunciavano un’eruzione, si aprì una nuova bocca nella parte sud-est del cratere del Vesuvio; da lì cominciarono a fuoriuscire lapilli e bombe di lava che minacciavano seriamente la città di Napoli. Dal cratere principale si sollevavano flussi piroclastici che cominciarono a mietere le prime vittime nelle zone di Portici e Torre de Greco costringendo la popolazione ad arretrare per rifugiarsi nella città di Napoli. Il vescovo organizzò allora una processione che vide protagonista Sant’ Agrippino, sesto vescovo di Napoli, sperando che il santo potesse arrestare la minaccia (perchè notate bene, Agrippino per la Chiesa era già un santo patrono “ufficiale” da qualche secolo mente Gennaro lo era solo una quarantina d’anni).
La prima processione però, non portò al risultato sperato e la popolazione si volle rivolgere a San Gennaro; sarà allora che il vescovo deciderà di organizzare una seconda processione dove il busto e le reliquie ematiche del santo verranno portate fino al ponte dei Granili. Lì l’arcivescovo rivolse il busto e le ampolle col sangue solidificato verso il vulcano e fu allora che il sangue si sciolse davanti al magma che miracolosamente si arrestò.
In ricordo del miracolo, nel punto esatto in cui avvenne la liquefazione, fu posta la statua del santo visibile ancora oggi.
La cappella di San Gennaro nel duomo è proprietà dei napoletani, il miracolo è chiamato miracolo laico perchè avviene in territorio laico, la cappella e le reliquie infatti non appartengono al Vaticano o alla chiesa ma alla città, a quella popolazione che invocava il santo quando egli ancora santo non era. San Gennaro proprio per questo suo aspetto profondamente laico coinvolge credenti e non. A Napoli lui è un’istituzione rispettata da tutti al di là della fede religiosa. Questo è ciò che lo rende unico e rende unico il rapporto che abbiamo con lui da secoli; San Gennaro è uno di famiglia per i napoletani, e come a uno di famiglia, gli si chiedono in confidenza gli aiuti più disparati, gli si vuol bene, ci si arrabbia.
Ha addirittura delle parenti che pregano in napoletano e gli rivolgono esortazioni anche offensive quando tarda a fare il miracolo. Costoro sarebbero secondo la tradizione, discendenti di quella donna che raccolse il sangue del martire in delle ampolle, e da allora queste voci femminili hanno accompagnato il momento del miracolo.