Siti e luoghi di un museo diffuso “en plein air”
L’anno della Capitale della cultura 2023, che ha visto Bergamo e Brescia protagoniste all’unisono, ha consacrato i 2 capoluoghi come nuove mete turistiche nazionali e ha permesso di spalancare il sipario anche su una delle loro anime forse più nascoste ovvero quella green: parchi regionali, aree boschive, aree verdi cittadine e orti botanici, ben in dialogo con la nuova tendenza di questo secolo, che ha spinto a realizzare nuove piste ciclabili o percorsi dedicati a mountain bike, bici elettriche e tanto altro di similare, al fine di porre l’utente o lo sportivo di turno a diretto contatto con la natura.
Bergamo ha sempre vantato un Orto Botanico, collocato in Bergamo Alta e inserito a pieno titolo nel parco museale cittadino, anche se “en plein air” rispetto agli altri quattro più classici (museo archeologico, museo scienze naturali, Accademia Carrara e GAMeC), per lo più ampiamente premiato dalla bellezza del sito, dalla laboriosità ed inventiva dei suoi operatoti e dall’ulteriore allestimento di un ulteriore spazio, la Valle della Biodiversità Sezione di Astino grazie ai fondi di EXPO 2015.
Anche per questo motivo il nostro Orto può definirsi un museo diffuso, in quanto protagonista in più luoghi della città, tanto da permette un percorso articolato che spazia dal centro storico ai baluardi fortificati della Serenissima, per poi inerpicarsi tra colli e scalette medioevali e infine planare nella stupenda valle di Astino.
Uffici presso la torre di adalberto
Il percorso inizia da Bergamo Alta, in prossimità di largo Colle Aperto e a pochi passi dalla Cittadella viscontea, innalzata dai Signori di Milano nella seconda metà del XIV secolo. Su largo Torre di Adalberto affaccia la torre omonima (dal nome di un vescovo altomedioevale), che è adiacente ad un piccolo ingresso quasi nascosto dalla muratura e conduce al primo e secondo piano dell’alzato, dove operano gli uffici direzionali, tecnici e didattici. I locali sono disposti in altezza e recano alle pareti resti di decorazioni ornamentali, dipinte a fresco o scolpite, e camini con stemmi dei pregressi proprietari; essendo posti a ridosso di una struttura fortificata non mancano di scorgersi nello spessore dei muri feritoie e grate in ferro dal sapore medioevale.
Sala viscontea nelle case dei la crotta
A pochi passi dal primo ingresso si trova la sezione dedicata alla didattica, utile per lo svolgimento di laboratori o anche per l’allestimento di mostre temporanee. La sala è chiamata convenzionalmente viscontea perché posta entro gli alzati della Cittadella viscontea, che ai tempi della sua edificazione si era impossessata degli spazi abitati dalla famiglia dei La Crotta, spodestati dai Visconti e relegati nel vicino Borgo Canale. La decorazione interna ne è poi una testimonianza diretta, dato che le losanghe bicrome bianco-nere che dipartono radialmente dal grande pilastro centrale sono tuttora presenti all’interno dei locali dell’intera area militare-residenziale, occupati dalla Signoria milanese dal 1355 al 1428, e in alcune dimore trecentesche di città e di provincia. Della famiglia dei La Crotta restano solamente alcune murature risalenti al XIII secolo oltre a modeste travature lignee e viene ricordata dalla titolazione del parco pubblico posto nei pressi e occupante parte dell’antica arena romana del I secolo a.C.
Eventi e mostre nella polveriera veneziana di via costantino beltrami
Un’ulteriore sede “botanica” è stata recentemente ripristinata dal Comune di Bergamo e corrisponde ad una delle due polveriere veneziane datate 1582: questa in particolare è ubicata lungo via Costantino Beltrami, all’interno dell’ex quartiere generale della Serenissima denominato Forte San Marco; veniva chiamata proprio per la sua funzione “Torresino delle Polveri” e insieme al sistema fortificato cittadino di fine Cinquecento è inserita dal 2017 nel sito Unesco “Bergamo e le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale”. Si compone di due corpi sovrapposti in pietra, uno cubico e l’altro di forma piramidale con copertura terminale in piombo (per garantire all’epoca l’impermeabilità alle polveri conservatevi), mentre all’interno il locale presenta una volta a padiglione in mattoni. Prima del poderoso restauro, completato nel 2023, lo spazio era utilizzato per attività di intrattenimento estivo tra cui “installazioni artistiche, concerti, conversazioni, spettacoli, attività laboratoriali”.
Orto botanico lorenzo rota sul baluardo di castagneta
Lasciata alle spalle la polveriera veneziana, si imbocca la Scaletta Colle Aperto (140 gradini), per guadagnare la meta rappresentata dal baluardo veneziano di Castagneta (dal nome del vicino rione ricco di castagni), interamente occupato dall’Orto Botanico “Lorenzo Rota”, il primo, quello storico e forse il più amato da bergamaschi e dai turisti in visita. La sua superficie riveste lo spalto per 2.400 metri quadrati, suddivisi in aiuole tematiche, tra cui emergono quelle dedicate alla flora autoctona (piante dei boschi di latifoglie, piante alpine, piante acquatiche, piante ruderali), quelle delle specie mediterranee (piante in coltivazione, spontanee, naturalizzate), quelle esotiche provenienti dagli altri quattro continenti e quelle dei climi predesertici e dei microclimi aridi coltivate nelle serre aperte al pubblico. Un’ulteriore sezione è destinata alle piante che entrano in contatto con la vita dell’uomo, quindi quelle aromatiche, officinali, alimentari e tintorie.
Valle della biodiversita’ sezione di astino
Grazie ad EXPO 2015 e ad una progettazione che non ha dimenticato di scandagliare le carte d’archivio, per ripristinare quanto storicamente era attestato dai documenti in termini di coltivo, si sono recuperati ben 9.000 m2 ai piedi del centro storico di Bergamo in cui disporre ben 300 specie e almeno 1500 varietà di essenze: a seconda delle stagioni tutto questo patrimonio naturale regala colori e profumi, ma soprattutto permette di riverberare un passato secolare in cui si articolavano coltivazioni di viti, lino, canapa, frumenti, pomodori, mais, patate, fagioli, risi, insalate, bietole. La sezione di Astino si sposa egregiamente con tutto il contesto che l’attornia, dove emergono la via tematica “Laudato Sì” – dedicata ad allevatori e agricoltori che vi transitavano prima dopo e durante il loro lavoro nei campi – e l’ex monastero vallombrosano del Santo Sepolcro di Astino risalente ai primi decenni del XII secolo, meta di visite guidate per gruppi o per individuali, ma da buon contenitore storico trasformato anche in location per meeting, convention, concerti e occasioni speciali di varia natura.