Capolavori d’arte nelle terre del riso.
Dici Vercelli e dici riso. Subito ti vengono in mente le distese d’acqua delle risaie (il cosiddetto mare a quadretti), le mondine “curve a lavorar”, Silvana Mangano e “Riso Amaro”. E in effetti, Vercelli è anche questo. Ma non solo, perché questa tranquilla cittadina nel mezzo della pianura tra Piemonte e Lombardia è in realtà uno dei segreti meglio custoditi della nostra Regione.
Grande capitale artistica e culturale e prima diocesi del Piemonte, nel Medioevo fu addirittura più importante della stessa Torino. Una passeggiata guidata per il piccolo, pittoresco centro storico di Vercelli vi svelerà una vera città d’arte ricca di tesori che non vi aspettate.
Sapevate, ad esempio, che la straordinaria, imponente Basilica di Sant’Andrea è considerata uno dei più precoci esempi di architettura gotica in Italia? E che il cardinale Guala Bicchieri, che la fece costruire nel 1219, fu addirittura legato pontificio presso la corte inglese e uno dei firmatari della Magna Carta?
La chiesa rappresenta uno straordinario punto di incontro di stili e innovazioni architettoniche: la facciata a capanna in pietra verde, in perfetto stile romanico lombardo-emiliano, è impreziosita da due alte torri laterali di ispirazione normanna. Ma la vera sorpresa arriva varcando uno dei tre magnifici portali: l’interno è puro gotico, con una navata centrale mozzafiato slanciata verso la volta a crociera. All’improvviso sembra di trovarsi in Francia o in quell’Inghilterra che il cardinale conosceva bene e dalla quale era rientrato con il denaro necessario a fare costruire un capolavoro che testimoniasse il suo prestigio.
Credete che sia tutto qui? Vi sbagliate! A poca distanza dalla Basilica, dietro la facciata sobria e dimessa della Chiesa di San Cristoforo, ecco il Rinascimento piemontese in tutto il suo splendore. Nel transetto, gli affreschi di Gaudenzio Ferrari, tra i massimi capolavori della pittura del Cinquecento nel Nord Italia, raccontano, con intensità e grande vivacità, episodi della vita della Vergine Maria e di Maria Maddalena, culminando in una grandiosa, drammatica Crocifissione che vi lascerà senza fiato.
E poi, il cuore della città: la bellissima Piazza Cavour, con i suoi portici medievali e la trecentesca Torre dell’Angelo. Proprio sulla piazza, sul lato di un edificio neoclassico che fu un’antica chiesa dedicata a San Tommaso (di cui resta purtroppo soltanto il campanile), spicca il busto di uno dei personaggi più illustri della città. Si tratta del pittore tardo rinascimentale Giovanni Antonio Bazzi, detto Il Sodoma, che proprio a Vercelli nacque nel 1477, per poi dividere la sua carriera e la sua residenza tra Roma e Siena, tanto da essere considerato un esponente della pittura senese. Facile credere che il suo soprannome derivi da vere o presunte abitudini sessuali. Era piuttosto comune infatti, negli ambienti accademici o nelle congregazioni dell’epoca, che i membri venissero ribattezzati pubblicamente con soprannomi allusivi e irriverenti che essi stessi finivano per accettare e utilizzare. Ma c’è anche chi avanza un’altra e ben più suggestiva ipotesi. La parola “Sodoma” non avrebbe nulla a che fare con la città biblica e con tutto ciò che simboleggia, bensì con la lingua piemontese! Sarebbe infatti una deformazione di “su, ‘ndoma” (“su, andiamo!”), un comune intercalare che l’artista probabilmente usava e che all’orecchio toscano suonava “sodoma”.