Bologna è famosa per molti motivi: le sue torri, i suoi portici, le sue specialità gastronomiche… e anche per essere stata la culla dell’Alma Mater Studiorum, la prima Università del mondo occidentale, che si fa risalire al 1088. È per questo che viene definita La Dotta.
Non tutti concordano sul fatto che sia stato Irnerio a fondarla ma di sicuro è a lui che lo Studium bolognese deve la sua fama. Non è un caso che Federico Barbarossa voglia come consulenti alla Dieta di Roncaglia proprio quattro allievi di Irnerio: Bulgaro, Jacopo, Martino e Ugo di Porta Ravegnana.
Anche gli studenti scelgono in base alla fama e a Bologna arrivano da ogni dove, perdendo così la protezione di cui godevano in patria. Il Barbarossa allora, con la celebre Constitutio Habita, li mette sotto la sua diretta tutela, tra l’altro sottraendoli al diritto di rappresaglia[1] e al giudizio dei tribunali ordinari.
Lo Studium nasce come scuola di diritto ma nel corso del tempo le materie di studio si moltiplicano: medicina, filosofia, astronomia, ars notariae...
E si moltiplica anche il numero di studenti che, presto, fonderanno associazioni di mutua previdenza: le Nationes e cooperative sovrannazionali: le Universitates, con propri statuti ufficiali e grande peso politico.
I Rettori di queste ultime – studenti anch’essi – hanno molti compiti: scegliere i professori, stringere accordi con i copisti e i librai e anche … organizzare e finanziare sontuose feste!
Naturalmente la presenza degli studenti è vitale per l’economia cittadina e le magistrature si danno da fare per invogliarli a venire e a restare. Si offrono affitti calmierati, grano e viveri a prezzi scontati, si vigila sui prestatori di denaro e si fa leva anche sull’abbondanza e la qualità del cibo.
In effetti gli studenti – in massima parte “fuori sede” – hanno davvero molte spese: l’alloggio, il noleggio del banco (ebbene sì!), le tasse di immatricolazione, l’acquisto – o l’affitto – dei libri (tanto costosi da essere spesso oggetto di furto) e anche le regalie per ingraziarsi i docenti.
Non stupisce quindi che in molte delle fonti riguardanti la vita degli studenti ricorra il tema del debito e l’esigenza di reperire denaro.
E sicuramente molti studenti avranno brindato a Boncompagno da Signa per aver dedicato un’intera sezione della sua Rethorica antiqua del 1215 alle lettere da spedire a genitori e fratelli per sollecitare l’invio di denaro: il De Subsidiis Postulandi. Commoventi o vagamente minacciose devono aver spesso sortito l’effetto desiderato.
Ma sono pervenute anche missive di genitori delusi e arrabbiati: “mi ha profondamente ferito il dolore di sapere dalla voce pubblica che tu, abbandonati gli studi… passi turpemente le notti e i giorni nel postribolo con le meretrici”.[2]
Le distrazioni, bisogna dire, erano tante. Per gli studenti ogni motivo era buono per fare festa: l’elezione del Rettore, l’arrivo dei nuovi docenti e, persino, la prima neve, che veniva raccolta e “presentata” alle varie autorità cittadine, ottenendone in cambio doni e vino.
Il mondo dello Studium è stato – troppo a lungo – prerogativa maschile e proprio per questo non si può non sottolineare la presenza di donne docenti fin dai primi secoli.
Poche sì, anzi pochissime, eppure così importanti nella loro eccezionalità, come Bitisia Gozzadini, che alla metà del XIII secolo insegnava diritto, Novella d’Andrea, che lo insegnava un secolo dopo, tanto bella da fare lezione con il volto coperto da un velo per non distrarre gli studenti e poi Dorotea Bocchi, figlia di un professore di filosofia e medicina, che nella prima metà del XV secolo, dopo la morte del padre, “continuò ad ammaestrare pubblicamente gli Scolari del Genitore con grandissimo concorso“[3].
Fino alla metà del XVI secolo lo Studium non ha una sede vera e propria: si fa lezione a casa dei docenti, in spazi all’interno dei conventi o in sale prese in affitto.
Sarà grazie ad un papa, Pio IV Medici, che ne avrà finalmente una, imponente ed elegante, un vero tempio del sapere: il Palazzo dell’Archiginnasio.
Un palazzo tutto da scoprire e io … prossimamente vi ci accompagnerò!
BIBLIOGRAFIA
- L’antico Studio nella città delle Torri (G. Coccolini, in: Strenna Storica Bolognese, 1987)
- L’Università a Bologna. Personaggi, momenti e luoghi dalle origini al XVI secolo (AA.VV. Cassa di Risparmio in Bologna, Ed. Amilcare Pizzi, 1987)
- Università e Studenti a Bologna nei secoli XIII e XIV (AA.VV. Strenna UTET, 1988)
- Il sapere in corpo (Donatella Lippi, in: “Medioevo” n. 12/2008)
[1] Da Treccani.it: Nel Medioevo la r. era un istituto giuridico per mezzo del quale il creditore che non riusciva a ottenere l’adempimento dell’obbligazione da parte del suo debitore straniero, otteneva dal proprio comune, la concessione di «lettere di r.», in forza delle quali egli poteva rivalersi nei confronti del debitore, del comune cui esso apparteneva, o dei suoi concittadini.
[2] G.Vecchi, Indirizzi, programmi, sermoni e ritmi di maestri delle “artes” a Bologna nel sec. XIII, in “Quadrivium”, XVI (1975)
[3] Serafino Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna, Tipografia di S. Tommaso d’Aquino, 1848, p. 59