Alla scoperta dei luoghi che hanno ispirato il grande pittore
Era l’autunno del 1608 quando Michelangelo Merisi approdò sulle coste siciliane. Fuggitivo, avendo deciso di lasciare Malta, Caravaggio giunse a Siracusa sicuro di poter contare sull’aiuto di Mario Minniti, pittore di talento e suo allievo.
Siracusa era all’epoca una tra le mete più ambite dei viaggiatori, benché la Sicilia entrerà solo nel XVIII secolo come tappa del Grand Tour.
Il patrimonio storico-monumentale, la storia, la grandezza della città aretusea non erano di certo passate inosservate agli occhi di chi giungeva in Sicilia per riscoprire le antiche civiltà. Ed è proprio in tale contesto che si inserisce Vincenzo Mirabella, storico, archeologo e architetto noto per aver pubblicato la Pianta delle Antiche Siracuse e per essere stato molto vicino a Caravaggio durante i suoi due mesi di permanenza in città, in qualità di “guida turistica” personale.
Tra l’ottobre e il dicembre del 1608 il Mirabella, infatti, ebbe occasione di accompagnare il pittore in visita ai resti archeologici dell’antica Siracusa e, proprio nell’occasione della visita delle latomie, coniò l’espressione Orecchio di Dionisio per racchiudere in un nome il senso e il simbolo della grotta utilizzata dall’omonimo tiranno per spiare i suoi prigionieri che, vista la particolare forma, amplificava notevolmente i suoni, anche di debole entità.
Per questo motivo diversi critici sono propensi nel credere che Caravaggio abbia ambientato proprio qui la sua opera, intitolata Il seppellimento di Santa Lucia, ma il dipinto cela ben altri luoghi e ben altri riferimenti.
Il seppellimento di Santa Lucia è considerato un vero e proprio capolavoro di Caravaggio. Imponente e maestosa l’opera, attualmente conservata nella sua collocazione originaria, la Basilica di Santa Lucia extra moenia, fu dipinta da Caravaggio in soli due mesi con una tecnica davvero particolare: dipinse di getto senza realizzare alcun disegno preparatorio, mise in posa i personaggi e li ritrasse, usando modelli e prediligendo tonalità scure, specchio del suo stato d’animo tormentato.
Il dipinto, analizzato in tutti i suoi dettagli, ha sempre suscitato la curiosità di vari storici dell’arte e appare ancora oggi avvolto in un alone di mistero. Alcuni di essi negli ultimi anni, hanno suggerito, appunto, che l’ambiente, caratterizzato da una parete con una grande nicchia a tutto sesto, ricordi le Catacombe di San Giovanni e, più nello specifico, una parte della Cripta di San Marciano, quindi non l’Orecchio di Dionisio come enunciato in precedenza. Non sembra ardito pensare che Vincenzo Mirabella, che per primo aveva rilevato e disegnato la mappa delle Catacombe di San Giovanni, avesse condotto il celebre artista a visitarle. Lui stesso lo definiva “un pittore singolare dei nostri tempi, Caravaggio”. A quel tempo l’accesso alle Catacombe di Santa Lucia, luogo originario in cui fu sepolta la Santa Patrona di Siracusa era, invece, interrato ed è poco probabile che Caravaggio possa averle visitate. Merisi, secondo Paolo Giansiracusa, potrebbe aver ambientato l’opera proprio all’interno della Cripta di San Marciano per più di una ragione: per la presenza del sepolcro di Marziano, primo vescovo della città e fondatore della prima comunità cristiana d’occidente; per la credenza popolare secondo la quale in questo luogo predicò San Paolo nei tre giorni di presenza a Siracusa; per il culto a Santa Lucia che in questa cripta è stato così vivo nel passato, come dimostrato da un affresco medievale che ritrae la Vergine siracusana.
Il dibattito tra gli studiosi resta sempre vivo e suscita la curiosità di tutti i viaggiatori che giungono in visita a Siracusa. Caravaggio rappresenta quindi un ottimo punto di partenza per iniziare un percorso seguendo le sue orme, da Ortigia alla Neapolis, dalla Basilica di Santa Lucia alle Catacombe di San Giovanni.