C’è un luogo a Milano dove il viaggiatore può sperimentare, a seconda dei gusti, un viaggio immersivo nell’arte e nella storia, una passeggiata curiosa tra le alterne fortune dei VIP o anche, per le menti più speculative, una riflessione profonda sul destino dell’uomo. E’ il Cimitero Monumentale.
L’imprenditoria milanese alla prova
Inaugurato nel 1866, poco dopo l’Unità d’Italia, fu dapprima aperto a tutti, senza distinzione di classe o di religione, tanto da prevedere da subito i recinti degli “Acattolici” e degli “Israeliti”. Verso la fine dell’Ottocento, con la crescita della popolazione urbana e l’apertura del nuovo Cimitero Maggiore, l’ingresso cominciò a essere condizionato dal censo e il Monumentale divenne il luogo dove la borghesia industriale in ascesa poteva celebrare i propri fasti ed eternare il proprio successo.
Dai Falck ai Bocconi, dai Campari ai Branca, i Borletti, i Mondadori, i Feltrinelli, i Pirelli:, ecc.: per le grandi famiglie dell’imprenditoria milanese una tomba al Monumentale divenne uno “status symbol”, segnale evidente della ricchezza e del prestigio raggiunti. Più grande e costoso il monumento, più potente la famiglia.
Come a una mostra d’arte
Fin dagli Anni Ottanta dell’Ottocento le nuove sepolture venivano “scoperte” il giorno dei Morti, quando la ricca borghesia s’affollava per i vialetti del cimitero come a un’esposizione d’arte, per vedere e farsi vedere, mentre i quotidiani ne riferivano dettagliatamente come di un “vernissage”, con rubriche fisse intitolate “Il 2 novembre”.
Negli oltre 250.000 metri quadrati di estensione del Monumentale si contano circa 15.000 sepolture monumentali e 900 cappelle, in gran parte opera di famosi architetti e scultori. Si va dallo scultore liberty Leonardo Bistolfi all’architetto razionalista Giò Ponti, da Lucio Fontana a Francesco Messina e Fausto Melotti, tra gli altri.
Per questo il Cimitero Monumentale può essere considerato un sensazionale museo d’arte “a cielo aperto”, che documenta la vicenda artistica milanese e lombarda dal Realismo Romantico al Simbolismo Liberty, fino all’età contemporanea.
“A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti”
In facciata il grande cortile d’ingresso è dominato dal Famedio, ossia il “tempio della Fama”: un edificio pensato in origine come chiesa, poi trasformato nel “pantheon” degli illustri, milanesi o non milanesi che hanno contribuito a rendere grande Milano. Sulle orme delle parole di Ugo Foscolo ne “I Sepolcri”, a favore della funzione delle tombe dei grandi come esempio di virtù da imitare per i vivi, nel Famedio sono sepolti o ricordati personaggi come Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi, Dario Fo e Franca Rame, Alda Merini, Enzo Jannacci.
Data l’estensione del luogo e il numero consistente di monumenti è possibile visitare il Monumentale più volte, scegliendo ogni volta un itinerario diverso.
Una visita standard richiede un minimo di 2 ore, scarpe comode per camminare sulla ghiaia dei vialetti e un cappello in estate. In caso di pioggia si sceglierà l’itinerario nelle gallerie al coperto.