La Fondazione di una Polis della Magna Grecia
E’ stata una delle più’ ricche, ammirate e fiorenti polis dell’Italia Meridionale, crocevia di culture, sede di una delle maggiori e più influenti scuole filosofiche della Magna Grecia e del pensiero greco in generale; questa antica città sorgeva e sorge tuttora in Cilento, nell’odierno comune di Ascea e, dall’alto della sua meravigliosa torre angioina (XIV secolo), sembra volersi ancora ergere a faro della cultura e del pensiero occidentale, anche se sempre più a fatica.
Elea, che i romani nel tardo I sec. a.C. chiameranno Velia, fu fondata dai Greci provenienti da Focea, città greca della Ionia (la costa turca che guardava ad occidente), nel 540 a.C. dopo una peregrinazione lungo il Mediterraneo che merita di essere raccontata, tanto fu il dolore e l’eroismo che caratterizzò la vicenda storica e l’animo di coloro che ne furono protagonisti.
Questi ultimi infatti, consci del pericolo che rappresentava per essi la presenza delle navi persiane, ormai stabile lungo le coste del Mediterraneo orientale, non trovarono altra possibile via d’uscita se non la fuga o la sottomissione al giogo persiano e, da popolo orgoglioso e astuto quale esso era considerato, mise in piedi uno stratagemma che consentì loro il giusto compromesso fra la capitolazione e il mantenimento della libertà, ossia la fuga, l’abbandono delle proprie terre, dell’amata patria, senza sottomettersi all’incombente e più forte nemico.
Il generale persiano Arpago, nel proporre ai focei una resa pacifica, senza spargimento di sangue, ma attraverso l’intitolazione simbolica di un edificio religioso a un dio persiano e la capitolazione simbolica di una casa privata, si sentì rispondere che la decisione sarebbe potuta arrivare solo dopo una adeguata riflessione, e che per fare ciò i focei pretesero che le navi persiane per una giornata si allontanassero da quelle coste, in modo che il responso si potesse avere senza condizionamenti esterni.
Arpago accettò la proposta e allontanò le navi, mentre i Focei caricarono tutto quanto potesse essere messo sulle velocissime pentecontere, le agili navi a 50 remi di cui essi si servivano nei traffici commerciali coi porti mediterranei, ed abbandonarono definitivamente la terra natia, calando in mare un enorme masso di pietra, e giurando che vi avrebbero fatto ritorno solo se il masso fosse risalito a galla: il giorno dopo il generale persiano entro’ indisturbato in una citta’ deserta, quindi i Focei furono sconfitti ma non privati della libertà.
Essi peregrinarono per più di 5 anni lungo le rotte mediterranee, passando dall’isola di Chio (dove cercarono invano di acquistare delle isolette, le Enusse, per stabilirvisi), a Massalia (Marsiglia), da essi fondata circa 50 anni prima, ed infine ad Alalia, nell’isola di Cirno (odierna Corsica) dove peraltro entrarono praticamente subito in contrasto con Etruschi e Cartaginesi in quanto con atti di pirateria e sfruttando la loro maggiore abilità commerciale cominciarono a turbare fortemente gli interessi economici di questi ultimi (battaglia di Alalia, 545 a.C.).
Spossati, disarmati, con la metà delle loro navi distrutte e un’altra buona parte di esse praticamente inutilizzabili, i Focei furono ancora una volta costretti a riprendere il mare, arrivando fino a Reghion (Reggio Calabria), colonia calcidese e quindi fondata da un popolo amico, dove incontrarono un uomo di Poseidonia (Paestum) il quale rivelò loro l’esatto significato del responso dell’oracolo che essi stessi avevano interrogato per conoscere il luogo, la terra che avrebbe dovuto ospitarli e che di riflesso doveva essere colonizzata; quest’ultimo infatti rivelò loro che la terra da colonizzare non era sull’isola di Cirno, ma in un luogo dell’Enotria (poi Lucania) dove avrebbero dovuto edificare un santuario all’eroe Cirno (Teogonia, Esiodo).
E giunsero sulle coste dell’Enotria, che ricordava in maniera incredibile la terra natia.
Da quel momento ebbe inizio la meravigliosa storia di Elea-Velia.