La Galleria dell’Accademia di Firenze è famosa per ospitare, ormai dal 1882, la statua del David di Michelangelo. Ma chi era quel bel giovane che Michelangelo immortala nel marmo? Il profeta Samuele nella Bibbia racconta che quel bel giovane fulvo di capelli e di bell’aspetto, era un pastore.
Ma se i pastori all’interno della Galleria sono due, dove possiamo trovare l’altro?
Oltrepassiamo il David per dirigerci verso l’uscita, lungo il percorso troviamo le sale del Quattordicesimo secolo e in quella di destra, appeso sulla sinistra subito dopo l’entrata, troviamo un frammento di affresco con la testa di un pastore, questa volta la mano è di Giotto. Mentre il David è protagonista dell’opera stessa, nel caso del frammento di Giotto si tratta di un pastore anonimo, che si presume dovesse fare parte della scena di Gioacchino tra i pastori, la figura è talmente bella che la critica, in maniera piuttosto concorde, lo attribuisce alla mano del Maestro. L’opera proviene dalla Badia Fiorentina.
É Lorenzo Ghiberti nei suoi Commentari che ci parla dell’affresco di cui era parte il frammento e ci dice anche che Giotto stesso da piccolo faceva il pastore. Cenni di Pepo, più noto come Cimabue, lo scoprì durante una sua passeggiata in quel di Vicchio nel Mugello, vide il ragazzino intento a riprodurre, su di un sasso con del carbone, degli esemplari del proprio gregge.
Alcuni studi condotti dal prof. Angelo Tartuferi, sembrano avere relegato il racconto del Ghiberti a mera leggenda metropolitana. Sembrerebbe invece che Giotto sia nato a Firenze nel 1265 nel quartiere di Santa Maria Novella, dove coerentemente con la teoria del professore, si trovavano molte delle sue opere e ancora oggi ne restano molte. Secondo Tartuferi , il padre Bondone, fabbro di professione, era immigrato a Firenze da Vicchio con l’aspettativa di procurarsi più clienti. Quando Cimabue incontra Giotto, con tutta probabilità, si era già nutrito delle espressioni figurative di artisti quali Coppo di Marcovaldo e Meliore di Jacopo.
Ogni artista ha la propria storia, e quella di Coppo e Meliore si intreccia con gli avvenimenti della storia fiorentina come la battaglia di Montaperti del 1260. I due artisti fiorentini furono catturati dalle truppe senesi e furono costretti a lavorare per Siena fino al loro completo riscatto. Dopo una decina di anni li ritroveremo di nuovo a Firenze, ma forti di questa esperienza, il loro stile sarà mutato come sarà destinato a cambiare anche lo stile della pittura fiorentina.
Questi eventi non lasciano indifferente il giovane Giotto che In città respira questa aria, interiorizza le novità e poi formula un proprio stile. Dovrebbe quindi essere questo il giovane talento che Cimabue prende a bottega.
Il frammento con la testa di pastore appartiene ad una fase matura di Giotto: si può, infatti, registrare una spiccata ricerca di naturalismo. Il pastore ha una sua concretezza fisica, conquista il proprio spazio, Giotto vuole riportare in figura un pezzo di vita reale. È solo un ragazzo che bada alle proprie pecore, non ci rivela i suoi pensieri perché non è questo che interessa al pittore.
La fisicità, in quanto volume, posizionamento di una figura all’interno di uno spazio reale e l’intensità emotiva che Giotto regala ai propri personaggi, non lascerà indifferente né Masaccio e né Michelangelo, che per esercitarsi copieranno alcune delle sue opere.
Tornando allora al David di Michelangelo, abbiamo sempre un giovane pastore, ma è lontano dalla rappresentazione figurativa fatta da Giotto, perché effettivamente si tratta di un’altra cosa: é diventato il simbolo del pensiero dell’uomo del Rinascimento. È giovane ma non risulta visivamente né gracile e né umile, come viene descritto nella Bibbia, della descrizione permane la perfetta e fresca bellezza, ma abbiamo di fronte un gigante reso invincibile da Dio che lo sceglie per abitare in lui. Il corpo diventa una casa, come a rendere percettibile la frase pronunciata da Zaccaria: “La casa di David sarà come Dio”, quindi allo stesso modo abiterà anche in Cristo.
L’aspetto esteriore non può che riflettere tutto quello che porta dentro, ecco perché Michelangelo rappresenta cosí il suo pastore David, che poi diverrà re perché era il prescelto, ma questa è un’altra storia…..
La Galleria dell’Accademia di Firenze è un susseguirsi di capolavori, molti anche inattesi, che meritano una vostra visita, vi aspetto per continuare insieme questo viaggio.
Fonti: Angelo Tartuferi, Giotto vita d’artista, 2008, Giunti Editore.