Castel Sant’Angelo si impone con la sua mole nello skyline di Roma ma non tutti sanno che prima di essere una fortezza questo edificio era il monumento funebre dell’imperatore Adriano. Ne aveva ordinato la costruzione lo stesso imperatore, ispirandosi al mausoleo di Augusto, situato sulla sponda opposta del Tevere. Erano entrambi grandiosi e celebrativi, costituiti da blocchi sovrapposti e avevano come modello il sepolcro ellenistico di Mausolo, re di Alicarnasso, dal cui nome deriva il termine mausoleo. Della Mole Adriana resta la cella funeraria e la spettacolare scala elicoidale che consente di raggiungerla. Altri sette imperatori vi furono seppelliti, tra cui Antonino Pio, Marco Aurelio, Settimio Severo e Caracalla.
La trasformazione del Mausoleo in rocca iniziò già nel III secolo d.C. con la sua inclusione nella cinta muraria di Aureliano e venne fuori in modo più esplicito con l’arrivo dei Goti nel 547 d.C. che, non riuscendo a penetrare all’interno della sua struttura, si accamparono nei suoi pressi dando origine al quartiere di Borgo, il cui nome viene proprio dal germanico burg.
La sua vicinanza con la Basilica di San Pietro lo destinarono a diventare roccaforte papale: Papa Leone IV creò una cittadella fortificata che includeva la basilica, la Mole Adriana e mura con ben 44 torri! Nell’epoca leonina si iniziò a chiamare l’edificio Castel Sant’Angelo perché al suo interno venne costruita una cappella dedicata all’Arcangelo Michele che in passato era miracolosamente apparso sulla sua mole sancendo la fine di una terribile pestilenza.
Nel Medioevo Castel Sant’Angelo fu oggetto di contesa fra le famiglie patrizie di Roma: Teofilatti, Crescenzi, Orsini. Marozia dei Teofilatti vi fece imprigionare e strangolare Papa Giovanni X e Papa Nicolò III Orsini volle costruire il Passetto di Borgo, quel passaggio sopraelevato che ancor oggi congiunge il Vaticano con il castello. Quante volte i papi dovettero percorrerlo per rifugiarsi nell’imprendibile castello durante le invasioni! Celebre resta la fuga di Papa Clemente VII durante il sacco dei lanzichenecchi nel 1527, che poté trovare riparo nella fortezza ma poi fu costretto a restarvi per sette mesi come prigioniero delle truppe imperiali e venne rilasciato solo dopo aver pagato un forte indennizzo!
Nel corso del XVI secolo la roccaforte venne trasformata in residenza aristocratica, soprattutto ad opera del Papa Paolo III Farnese che vi fece realizzare il magnifico appartamento ornato da affreschi di scuola manierista, in cui spicca la Sala Paolina con le storie di Alessandro Magno. Così i papi che vi dovevano vivere durante gli assedi potevano godere di spazi piacevoli e confortevoli.
Castel Sant’Angelo però aveva anche delle prigioni che ospitarono personaggi celebri come Benvenuto Cellini, Beatrice Cenci e Giuseppe Balsamo, detto Cagliostro. Le prime prigioni erano state costruite per volere di Papa Alessandro VI, il famigerato Borgia, e tra queste vi erano le “gemelle”: due stanzette buie ed umide in cui i condannati venivano lasciati morire di fame. Cellini vi fu rinchiuso per quasi un anno e come raccontò nella sua biografia c’erano anche tarantole e vermi velenosi! Balsamo, avventuriero, truffatore, esoterista, invece ebbe una cella di lusso, areata e affrescata e detta “Cagliostra” dal suo soggiorno. Ebbe modo di passarvi il periodo in cui venne processato. Dopo la sua condanna, venne trasferito nel Castello di San Leo dove trascorse il resto dei suoi giorni. La povera Beatrice Cenci invece trovò la morte a Castel Sant’Angelo. Vi venne imprigionata perché aveva commissionato l’omicidio del crudele padre che la oltraggiava e la seviziava. Le venne estorta la confessione del delitto con la tortura e venne condannata ad essere decapitata nella Piazza di Ponte Sant’Angelo, dove si svolgevano le pubbliche esecuzioni che dovevano far da monito alla popolazione.
La funzione di prigione di stato venne mantenuta da Castel Sant’Angelo fino all’Unità d’Italia.
Come non ricordare la vicenda della “Tosca” che proprio lì si conclude, con Cavaradossi che vi viene rinchiuso e vi canta la bellissima aria “E lucevan le stelle”, e dopo la sua esecuzione, Tosca si suicida gettandosi dagli spalti del castello.
Mantenuto ancora per qualche decennio come caserma, all’inizio del Novecento l’edificio venne smilitarizzato, restaurato e trasformato in Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. Con un milione di visitatori l’anno è il terzo sito più visitato di Roma.