Visitare i Musei Capitolini di Roma significa entrare in intimo contatto con l’arte classica, soprattutto con lo stile proprio degli antichi romani. Alcuni capolavori, poi, travalicano i secoli con la loro bellezza e la loro capacità di mostrarci, a tutti gli effetti, molti aspetti della cultura, della politica e della vita della Roma antica.
In particolare c’è un capolavoro capace di fare tutto ciò: il busto in marmo raffigurante Commodo.
Questo imperatore, immortalato dal film “Il Gladiatore”, governò l’impero romano alla fine del II secolo d.C., succedendo a quel Marco Aurelio che, a parte le sue memorie e riflessioni filosofiche ancora oggi oggetto di studio e curiosità, lasciò il trono in una situazione non certo facile. Tra epidemie e scorrerie dei barbari l’impero romano non stava certamente vivendo un buon periodo.
Anche in questo contesto rientra questo straordinario busto in marmo raffigurante Commodo, esposto qui ai Musei Capitolini di Roma. Il ritratto di un imperatore, un po’ come oggi avviene in televisione, doveva lanciare dei messaggi ben precisi. Dopotutto era difficile poter vedere di persona un uomo così potente, e di conseguenza solo attraverso opere d’arte come questa, o le monete, si poteva entrare in contatto con un imperatore come Commodo. Ed in un momento così difficile per l’impero romano Commodo scelse di farsi rappresentare come un uomo risoluto, forte e ben deciso. Notate il cipiglio del volto, la serietà che traspare dagli occhi e dall’atteggiamento. In questo caso, però, notiamo qualcosa in più, vediamo alcuni attributi che, senza alcun dubbio, ci fanno dire che qui Commodo volle farsi rappresentare come Ercole, il famoso semidio della mitologia greco-romana.
Gli attributi che lasciano pensare che siamo di fronte a Ercole sono molto chiari: la clava, la leonté (pelle di leone) e le mele. Tutti oggetti o manufatti ricollegabili alle famosissime Fatiche di Ercole e che, di conseguenza, in maniera lampante ci fanno riconoscere il personaggio a cui Commodo si ispirò. Ma perché proprio Ercole? Solamente per rimarcare la posizione sociale e di potere, per sottolineare come in un momento non semplice per Roma ci fosse bisogno di una forza (fisica e morale) fuori dal comune? In realtà non fu solo questo.
Dopotutto la ritrattistica ufficiale romana si caratterizzava anche per una certa aderenza, fisica e psicologica, al personaggio rappresentante mediante l’utilizzo del marmo o di altri materiali. Qui, infatti, non vediamo solamente il ritratto fedele di Commodo, come se fosse una fotografia. Qui vediamo anche un ritratto fedele di quello che le fonti scritte descrivono del carattere e delle passioni dell’imperatore. Non fu un mistero per nessuno, infatti, che Commodo amasse particolarmente gli spettacoli gladiatori, scendendo addirittura nell’arena a combattere come un semplice gladiatore. Pare che partecipò a decine e decine di combattimenti, avendo sempre la meglio (ovviamente).
Voci di corridoio suggerirono anche che questa sfrenata passione, che Commodo, nel primo periodo del suo regno, sfruttò anche per guadagnarsi il consenso popolare, derivasse dal fatto che il padre naturale dell’imperatore fosse proprio un gladiatore. Non sapremo mai se ciò è la verità o meno, ma possiamo ipotizzare come Commodo volle farsi identificare come Ercole non solo per fini politici e propagandistici, ma anche per seguire le sue passioni e ciò che più gli piaceva.