Correva l’anno 1562 quando Cesare Gonzaga, nipote di Francesco II° e Isabella d’Este, fondò l’“Accademia degli Invaghiti”, riconosciuta dal Papa nel 1564, alla quale venne dato il privilegio di laureare dottori in tutte le discipline e fu lo stesso Cesare Gonzaga a far costruire un teatro ad uso dell’Accademia all’interno del palazzo di famiglia in Contrada del Fossato de’ Bovi.
Nel 1716 detto teatro era fatiscente e bisognoso di restauri che vennero affidati ad Antonio Bibiena soltanto nel 1765.
Un Teatro Scientifico, dove l’aggettivo “scientifico” venne usato sin dall’inizio per distinguere le particolari funzioni del luogo, strettamente legato alla vita culturale dell’Accademia Reale di Scienze e Belle Arti (approvata con decreto dell’Imperatrice Maria Teresa nel 1769).
Gli Accademici vollero una sala per sessioni pubbliche dove tenere conferenze, ospitare cerimonie, mostrare esperimenti, esibire opere d’arte. Il teatro era infatti totalmente privo di un vero e proprio palcoscenico, con sipario, quinte e non vi erano poltrone fisse ma seggiole che potevano essere sistemate in vari modi o anche facilmente tolte, a seconda delle varie esigenze degli Accademici.
La curiosa forma a campana venne adottata per ottenere una buona acustica, come anche la scelta dei materiali da costruzione sui quali spicca il legno (nonostante si fosse ben consci del costante e frequente pericolo di incendi): i pilastrini, le balaustre delle balconate e le colonne che separano i palchetti, in legno dipinto a finta pietra, ebbero il compito di smorzare i riverberi e di armonizzare il suono.
Committente del teatro fu un’istituzione culturale di illustri soci, cui non si addicevano gli onori di un sovrano, ragion per cui all’interno del teatro vi è una totale mancanza di “gerarchia” per quanto riguarda la sistemazione dei palchetti; le balconate erano ambito luogo di osservazione, frequentato dai giovani nobili delle illustri famiglie mantovane spesso più interessati a mettersi in mostra e a dialogare con le dame affacciate ai palchetti che a seguire gli spettacoli.
Il Teatro venne inaugurato ufficialmente il 3 dicembre 1769.
La sera del 16 gennaio 1770 il teatro fu testimone di un evento straordinario: un concerto del non ancora quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart.
Agli occhi dei Mozart appare il magnifico spettacolo del neonato Teatro Scientifico, illuminato e gremito di spettatori, e la meraviglia sarà tale che Leopold Mozart scriverà, in una lettera alla moglie, “Non ho mai veduto in vita mia niente di più bello in questo genere”.
Allo spettacolo ovviamente presenziò l’élite cittadina: i nobili e i membri dell’Accademia esperti in campo musicale che non si lasciarono sfuggire l’occasione di ascoltare nuovamente il giovane genio prima della sua partenza da Mantova il 19 gennaio del 1770.
Poco dopo l’inaugurazione al piano superiore (non visitabile) gli Accademici fecero creare una sala destinata alle riunioni dei responsabili dell’Accademia che nei documenti figura come “Sala del Direttorio”.
All’interno troneggia un ritratto dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria alla quale gli Accademici dedicano un’iscrizione come ringraziamento della città alla grande sovrana che ebbe il merito di introdurre importanti riforme politiche, economiche e culturali, assecondata da ministri sensibili ai valori dell’illuminismo:
“Gli Accademici mantovani, grati e plaudenti alla felicità del secolo, dedicarono a Maria Teresa Imperatrice, perché donò sede, teatro e sovvenzioni alle scienze e alle arti liberali di Mantova, rafforzate da nuove istituzioni, leggi e privilegi, e perché con l’attribuzione di premi incoraggiò gli ingegni dei cittadini a eguagliare la gloria antica”