Forse pochi sanno che a poca distanza dal Pantheon, nel rione Pigna, si nasconde una delle più belle cappelle del Quattrocento Romano, seconda per bellezza solo alla più famosa cappella Sistina in Vaticano.
All’interno della chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva, nel transetto di destra, il pittore fiorentino Filippino Lippi, figlio di Fra Filippo Lippi, famoso frate pittore e della monaca Lucrezia Buti, la cui storia d’amore è stata descritta e ben romanzata dal Vasari nelle sue Vite, dipinse per il carismatico cardinale napoletano Oliviero Carafa la sua cappella sepolcrale.
Filippino giunse a Roma nell’agosto del 1488, fu raccomandato al Carafa da Lorenzo il Magnifico, con il quale aveva già collaborato a Firenze. Arrivato a Roma il pittore rimase estasiato dal fascino dei monumenti antichi che si trovavano nella città eterna; ebbe anche la fortuna di essere uno dei primi artisti a scoprire gli straordinari affreschi della Domus Aurea, la casa dorata dell’imperatore Nerone e lasciò, anche la sua firma “FILIPO” nella volta dorata.
La cappella ha una forma quadrangolare con una volta a crociera dove Filippino dipinse le quattro Sibille: la Cumana sopra l’altare, la Tiburtina sopra l’ingresso, la Delfica sopra la parete sinistra e l’Ellespontica, ridipinta nel Seicento, sopra la parete di destra. Per le pose delle Sibille il Lippi si ispirò alle figure delle Virtù, delle Arti e delle Scienza create da Antonio Pollaiolo per la tomba di Sisto IV. Ciascuna Sibilla è seduta su nuvole in mezzo a libri, angeli e cherubini e tutte e quattro recano in mano dei cartigli dove ci sono dei passi tratti dagli scritti del domenicano Filippo de’ Barberis e si riferiscono all’attesa nascita di Gesù Cristo.
Nella parete centrale sono dipinte ad affresco le due scene legate alla vita della Vergine, l’Assunzione e l’Annunciazione, divise dalla cornice marmorea con rilievo dorato disegnata dal Lippi. La scena dell’Annunciazione si svolge all’interno della “finta” pala d’altare in un ambiente intimo, forse, lo studiolo del cardinale. Una luce irradia i due contitolari della cappella, la Vergine e San Tommaso d’Aquino, e anche l’Arcangelo e il committente, facendoli emergere dal fondo scuro. Per unire le due scene, quella dell’Annunciazione e dell’Assunta, Filippino dipinse due putti intenti a sistemare sulla pala una cornice di tessuto; la tenda è sostenuta da un bastone legato alla trabeazione delle paraste fittizie che inquadrano la cornice dando così l’impressione che la pala d’altare con la sua cornice sia sospesa davanti al paesaggio dove è ambientata la scena dell’Assunta.
Per sottolineare l’effetto illusionistico il pittore nascose dietro alla cornice alcuni particolari della scena dell’Assunta, come un sarcofago all’antica e alcuni brani degli apostoli. Sulla parete di destra della cappella, diviso da una trabeazione con oggetti liturgici e grottesche a “candelabra”, è dipinto nella lunetta in alto il miracolo del Crocifisso, mentre sotto il Trionfo di San Tommaso. Particolarità di questa cappella sono le bellissime candelabre dipinte che il Lippi realizzò ai lati delle scene affrescate.
Annessa alla cappella Carafa, c’era la cappella funeraria del cardinale, dove, come ricordato dal Vasari, era rappresentata la lotta dei vizi delle virtù, distrutte poi con la costruzione della tomba di papa Paolo IV Carafa (1555- 1559). Su questa stessa parete si apriva in basso un arco che dava accesso alla camera sepolcrale. Sulla volta della camera, si possono ancora vedere, anche se molto deteriorati, gli affreschi con le Storie di Virginia, e alcune immagini allegoriche, gli stemmi del committente e la decorazione a stucco, questi affreschi furono eseguiti a tempera da Raffaelino del Garbo, allievo del Lippi.