La passeggiata parte dalla Fermata Toledo della Metropolitana Linea 1 di Napoli e fa tappa in tre stazioni.
Toledo è il nome della strada costruita dal Viceré Don Pedro da Toledo. L’autore della stazione è Oscar Tusquets Blanca. All’esterno, ci sono “bocche” di lucernai che portano giù la luce e mettono in comunicazione l’interno con l’esterno. Uno dei lucernai più profondi è di 37 metri ed illumina le scale con il “Crater de luz”. Spicca il “Cavaliere di Toledo”, scultura dell’artista Kentridge, alta 6 metri, un tragicomico cavaliere-naso che sembra sovvertire la solennità delle statue equestri. Appena si scende, inizia uno dei mosaici di Kentridge. Il titolo dell’opera è Processione Napoletana rappresenta una processione di figure ispirati alla storia napoletana. La processione è guidata dal santo patrone San Gennaro, attraverso il filo rosso del sangue, della musica e della lava del Vesuvio. Sullo sfondo ci sono frammenti del progetto del 1906 della metropolitana di Napoli, l’attuale Linea 2, inaugurata nel 1925. In questo piano ci sono due aspetti importanti. I resti della cinta muraria di età aragonese, emersi durante lo scavo e i colori scelti dall’architetto Tusquets. Per indicare i diversi livelli di profondità, si parte dal nero dell’asfalto, man mano che si scende c’è il giallo del tufo e della sabbia, per arrivare, in un punto preciso, sotto il livello del mare, dove tutto è azzurro.
La stazione Toledo ha vinto diversi premi ed è stata definita la più bella d’Europa.
Scendendo, si giunge alla monumentale hall sotterranea, dove spicca il suggestivo Crater de luz, il grande cono luminoso che attraversa i livelli della stazione, al cui interno vi è il gioco di luci LED programmate da Robert Wilson. Da notare sono le Olas i light box “del mare” di Robert Wilson e il passaggio sul mare “By the sea you and me”. C’è una altra uscita a Montecalvario ma il viaggio prosegue in altra direzione.
Si arriva alla STAZIONE UNIVERSITÀ progettata e realizzata nel 2011 da Karim Rashid sia nella struttura sia in tutte le opere d’arte e installazioni. La prima opera sulle banchine è Mutablob: figure tridimensionali che si muovonoi nello spazio. La stazione è caratterizzata da colori accesi. Karim Rashid, architetto e designer anglo-egiziano, si è ispirato ai linguaggi digitali. Sembra un esperimento di cromoterapia, un tuffo nel colore per dimenticare la vita grigia della quotidianità. Su alcune scale ci sono le immagini di Dante Alighieri e di Beatrice. Nell’atrio c’è l’opera Conversational profile: due pilastri cilindrici neri che rappresentano volti di profilo in dialogo tra loro. Synapsis è scultura metallica che raffigura una sinapsi. Le uscite sono decorate con mattonelle che recano parole vere e immaginarie tratte dall’informatica. Si riparte.
La passeggiata continua alla STAZIONE DANTE progettata da Gae Aulenti, così come la Stazione Museo. E’ del 2002 e ha dato un volto nuovo alla piazza, con la riqualificazione urbanistica, rispettando, altresì, l’impianto settecentesco. L’interno della metropolitana è caratterizzata da materiali specchianti. Questo elemento rende i viaggiatori in movimento, che si riflettono, parte delle opere stesse. Questo gioco di riflessi qui appare evidente nelle due versioni di Intermediterraneo di Michelangelo Pistoletto, sopra le scale mobili. L’artista gioca con gli specchi e con gli spettatori. Per la difficoltà di specchiarsi, ad un certo punto si smette di cercare la propria immagine e si incomincia a interrogarsi sulla vita, sul rapporto tra la propria immagine in movimento e l’opera d’arte ferma nella spazio. L’autore spinge a far riflettere sul senso dell’arte. I due lati di Intermediterraneo, dove in uno c’è l’Italia/Mediterraneo capovolto, sembrano specchi rotti tenuti insieme da una rete rossa e nera, dove reale, immaginario e movimento si uniscono.
Nell’atrio spicca Queste cose visibili di Joseph Kosuth, che trae il testo dal Convivio di Dante, riscritto con tubolari di neon bianco: <<“Lo colore e la luce sono propriamente; perché solo col viso comprendiamo ciò, e non con altro senso…>>. Il neon per l’artista è uno mezzo per trasmettere l’idea della pubblicità di massa. Una “parete attrezzata” Senza Titolo di Jannis Kounellis dove il tema del viaggio è rappresentato da lamiere di ferro che, simili a binari ferroviari, scandiscono lo scorrere del tempo. In rilievo ci sono oggetti che rimandano al viaggio della vita: un cappotto, un cappello, trenini, scarpe. Il viaggio è una condizione esistenziale, metafora della vita e dell’arte. Universo senza bombe, regno dei fiori, sette angeli rossi di Nicola De Maria è un mosaico colorato di 30 m che esprime la volontà di affidare all’arte messaggi di pace.