Quando si parla di seta viene in mente qualcosa di esotico e lontano…e invece no, perché la seta veniva prodotta anche in Italia e nel Basso Piemonte aveva un polo produttivo molto importante.
La coltivazione del gelso e l’allevamento dei bachi da seta si vanno a ricercare in un provvedimento del Duca Carlo Emanuele I nella seconda metà del Seicento scommise sulla seta per dare sviluppo all’industria degli Stati Sabaudi. Arrivarono a Bologna, all’epoca avanguardia nel settore, gli emissari sabaudi per studiare un macchinario complesso, ovvero il filatoio idraulico, per ottenere così un filo più sottile e regolare chiamato “organzino di seta sovrafine”.
Nacquero così “le fabbriche magnifiche”, ovvero grandi filande che accoglievano in un unico fabbricato multipiano le fasi di trattura e di filatura, affidate a personale qualificato. Racconigi, sede dell’Arte della Seta fin dal 1582, ebbe la maggiore concentrazione: 33 filatoi che nel Settecento impiegavano circa 4000 addetti e coprendo un terzo della produzione di organzini.
Un mondo oggi scomparso, ma che sopravvive nella memoria storica grazie a quelle strutture che sono scampate alla distruzione dei tempi, come ad esempio il Filatoio di Caraglio, in cui è allestito il Museo del Setificio Piemontese, dove è stato rimesso in funzione il sistema meccanico dei torcitoi idraulici alti ben sei metri!
A Racconigi, invece, per scoprire quest’antico passato basta entrare nel Museo giardino della civiltà della seta: poche sale dove si racconta il passato industriale della città, con le testimonianze dirette di chi ha vissuto il lavoro nelle filande, e con tantissime curiosità: ad esempio, la famiglia Agnelli, prima di produrre automobili si dedicava alla trasformazione della seta nel Settecento proprio a Racconigi. E proseguire con due passi nel borgo, per scoprire le strutture dei setifici sopravvissuti, all’ala comunale dove vi era il mercato dei bozzoli, …
Un viaggio alla scoperta di un passato particolare che portò il nome del Piemonte nel mondo, perché nei mercati inglesi era giudicata come “la più bella che si produca in qualsiasi parte del mondo”.