Alla scoperta di tradizioni medievali che solleticano il palato e la curiosità
“Marca gioiosa et amorosa”: è così che è nota la provincia di Treviso sin dal Medioevo, per la sua fama di gioiosità e versatilità nelle faccende amorose.
Ma osservando le cartine medievali, si vede una città costellata di chiese e di conventi di frati e di monache, e viene quasi da chiedersi da dove venisse la famosa gioia, dato che la religiosità permeava completamente la vita quotidiana dei trevigiani del tempo.
Forse dal buon gusto del cibo?
La Marca Amorosa è citata implicitamente anche dal Boccaccio, che nell’ottava novella dell’ottava giornata del Decamerone racconta della “danza trivigiana” di due amanti, sopra una cassapanca, entro alla quale giace il marito della dama[1].
E ancora oggi la pittoresca Treviso, svela subito al visitatore il suo lato “godereccio”.
Situata a trenta chilometri circa da Venezia, Treviso ha molto in comune con la città lagunare, a cui è stata legata per ben 408 anni. Passeggiando per la città salta subito all’occhio la presenza dell’acqua, con il fiume Sile e i numerosi “cagnani” (nome locale dei canali della città) che rendono unico il panorama cittadino, e sui quali si specchiano splendidi palazzi che ci rivelano il ricco passato della città.
Sulle facciate poi si notano i segni dei tempi andati, quando si usava dipingere le pareti esterne ed interne degli edifici con meravigliosi affreschi, che rendevano la città un tripudio di colori e una gioia per gli occhi. Da qui deriva anche un altro nomignolo di Treviso, che è Urbs Picta, proprio in virtù delle splendide decorazioni degli edifici.
Girovagando per le accoglienti vie del centro storico, si giunge poi alla splendida Piazza dei Signori, che fece da scenografia alla celebre pellicola Signore e Signori del 1965 di Pietro Germi, vincitrice del Premio Grand Prix al 19° Festival del Cinema di Cannes, film che portò sugli schermi la spensieratezza della Marca Gioiosa et Amorosa.
Piazza dei Signori è sempre stata ed è tuttora il cuore pulsante della vita di Treviso: è qui che i trevigiani amano incontrarsi per “fare due ciacole” (chiacchierare) o per andare a bere “un’ombra de vin” (un bicchiere di vino).
Le opportunità di certo non mancano: il centro è disseminato di bar e “osterie”, che offrono una grande varietà di vini genuini accompagnati da ghiotti bocconcini come pezzetti di formaggio piccante, carciofini, acciughe, piattini di “bovoletti” (i famosi “bogoi”) all’aglio e olio o di “nervetti” con lo scalogno, la mozzarella in carrozza e i famosi “tramezzini” fatti con le eccellenze del territorio: la casatella trevigiana, il formaggio Montasio, gli asparagi bianchi di Badoere e Cimadolmo, il celebre radicchio rosso di Treviso.
E per annaffiare il tutto, cosa c’è di meglio di un buon bicchiere di Prosecco, prodotto nelle colline intorno a Valdobbiadene, da poco dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
E oltre a questo delizioso vino bianco, perché non provare un bicchiere di Incrocio Manzoni, o un Raboso del Piave o un Cabernet Sauvignon, solo per citarne alcuni.
Ma l’appetito vien mangiando, si può quindi proseguire sedendosi a tavola per assaporare della polenta, funghi e soppressa, la pasta e fasioi (pasta e fagioli), le trippe, il risotto al radicchio, o la “sopa coada” e molto altro ancora.
Il nostro itinerario enogastronomico nella Treviso godereccia non si può concludere senza il Tiramisù.
Questo dessert ormai famoso in tutto il mondo, nasce proprio qui, a Treviso. In principio era “el sbatutin” un dolce povero ed energetico fatto di tuorlo d’uovo montato con lo zucchero, destinato ai bambini, anziani e convalescenti.
È negli anni Settanta, che il Maffioli, gastronomo autore del celebre libro La Cucina Trevigiana, racconta di un nuovo dessert proposto dal ristorante Le Beccherie di Treviso, il Tiramesù, preparato dal celebre cuoco Loly Linguanotto[2]. È così che nasce questo dolce amato da tutti, declinato nelle versioni più fantasiose e invitanti.
Questo e molto altro ancora vi aspetta a Treviso. Sarà mio onore guidarvi alla scoperta del meraviglioso territorio dove sono nata e cresciuta.
[1]Boccaccio, Decameron, Oscar Mondadori, 1985
[2]Giuseppe Maffioli, La Cucina Trevigiana, Franco Murzio Editore, 1983